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L’amministrazione comunale assoggettata da un nipote di un killer del clan; l’inerzia sulla videosorveglianza; la cattiva gestione dei beni confiscati; la diffusa omertà tra i dipendenti; le parentele scomode. C’è tutto questo nel dossier di oltre 50 pagine che hanno portato nei giorni scorsi allo scioglimento per rischio infiltrazioni camorristiche dell’amministrazione di Torre Annunziata, guidata fino allo scorso marzo dal sindaco Vincenzo Ascione.

Torre Annunziata: il quadro della commissione d’accesso

Il ministero dell’Interno ha tracciato un quadro denso di ombre in merito dalla macchina amministrativa di Torre Annunziata. Il Comune oplontino a partire dal 14 ottobre 2021 è stato oggetto dell’ispezione della Commissione d’accesso. L’amministrazione comunale era già caduta dopo le dimissioni in massa dei consiglieri. Non c’è pace negli ultimi anni per il territorio raccontato da Giancarlo Siani, il giornalista de Il Mattino ucciso dalla camorra. A “Fortapàsc”, per citare la pellicola che ripercorre la vita di Siani, “sono emerse forme di ingerenza della criminalità organizzata che hanno esposto l’amministrazione a pressanti condizionamenti”.

Torre Annunziata: anni di inchieste e di scandali

Troppe ombre sulla politica torrese, che oggi ammantano ulteriormente la citta oplontina già coinvolta nello scandalo quando è stato arrestato il capo dell’Ufficio Tecnico Nunzio Ariano. Uno scandalo che ha portato sull’orlo del baratro l’amministrazione che oggi viene colpita da questa ulteriore tegola. Il 10 febbraio, inoltre, la Direzione Distrettuale Antimafia (Dda) di Napoli ha eseguito la perquisizione del Municipio e delle case di una dozzina di indagati tra cui proprio il sindaco Ascione, l’ex vicesindaco Luigi Ammendola, assessori e consiglieri comunali, per concorso esterno in associazione di tipo mafioso.

Il ruolo di Salvatore Onda

Tra i “protagonisti” della relazione che ha portato allo scioglimento c’è Salvatore Onda, netturbino e nipote dell’ergastolano Umberto, killer del Gionta. Presente ai consigli comunali, avrebbe garantito i numeri in consiglio comunale. Poi la questione della videosorveglianza e della gara mai portata a termine: “La recrudescenza di episodi criminosi è agevolata anche dall’inerzia dell’amministrazione comunale. – si legge nella relazione – Molte delle 54 telecamere installate non erano funzionanti”. Un bene confiscato ad un affiliato della camorra, inoltre, non è mai stato sgomberato, nonostante la casa sia anche a rischio crollo.

Il capitolo parentele

Sul capitolo parentele pesa quella di Pasquale Iapicca. Figlio di Domenico alias “‘o pappone”, era ritenuto nel 1993 colui che teneva i collegamenti tra la politica ed il boss Valentino Gionta. Anche nel ’93 il Comune è sciolto per infiltrazioni della criminalità. Il fratello di Massimo Papa, invece, era guardaspalle di un boss ed è stato ucciso in un agguato. Ma tra i consiglieri indicati dalla commissione ci sono anche Michele Avitabile, Angela Nappi, Antonio Pallonetto, Davide e Ciro Alfieri, Pierpaolo Telese, Maria Oriunto. E ancora: netturbini e dipendenti comunali con precedenti per camorra o vicini ai clan Gionta e Gallo.

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