Un incontro in Prefettura dopo l’ennesima aggressione subita da un camice bianco dell’ospedale “San Leonardo” di Castellammare. E’ la richiesta fatta dall’Ordine dei Medici della provincia di Napoli. Appena lunedì scorso, quattro persone hanno aggredito un medico in servizio al pronto soccorso, dopo che un loro amico si era rifiutato di sottoporsi ad un tampone. L’uomo era arrivato in ospedale in seguito ad un incidente stradale.
Castellammare, l’allarme in ospedale
“Chiederemo un incontro al prefetto per sollecitare ancora una volta un monitoraggio efficace degli episodi di violenza – afferma Bruno Zuccarelli, presidente dell’Ordine dei Medici di Napoli e provincia – La nostra solidarietà ai colleghi che vivono questi episodi da incubo è incondizionata, ma non basta, questa storia deve finire. Continuare a lavorare in queste condizioni non è accettabile – continua – il rischio di nuove aggressioni è altissimo. Mi chiedo, se dovesse succedere l’irreparabile chi se ne assumerebbe la responsabilità?”.
Zuccarelli punta poi il dito contro la mancata realizzazione dell’annunciato Osservatorio permanente per la garanzia della sicurezza e per la prevenzione degli episodi di violenza ai danni di tutti gli operatori sanitari. “E’ triste vedere che in questo Paese si continuano a fare annunci che poi restano tali. Sul tema delle aggressioni sarebbe anche stato fondamentale accelerare sotto il profilo normativo, medici e operatori della salute nell’esercizio delle proprie funzioni devono essere equiparati a pubblici ufficiali”.
2.500 i casi di violenza, aggressione o minaccia ogni anno in Italia
Gli ultimi dati disponibili dicono che sono circa 2.500 i casi di violenza, aggressione o minaccia ogni anno a danno degli operatori sanitari italiani. Più di 12mila quelli accertati dall’Inail tra il 2016 ed il 2020. “La fuga dei sanitari dai pronto soccorso – prosegue il leader dei camici bianchi – non è altro che il sintomo di questa situazione. Il 55% dei medici ospedalieri ha subito almeno un episodio di violenza. Siamo talmente abituati e rassegnati a questo destino, che la maggior parte dei colleghi mette in conto ogni evenienza”.