Sparatoria Qualiano: aveva ucciso il suocero nel 2006, ma era libero ed ha sparato ancora

Marco Bevilacqua, il 37enne fermato dai carabinieri per tentato omicidio plurimo dopo il folle gesto di sabato sera, nel 2006, a 20 anni, fu arrestato per l'omicidio del suocero al culmine di una lite

Sabato sera ha prima sottratto la pistola a una guardia giurata, poi ha utilizzato l’arma per fare fuoco contro un gruppo di giovani in sosta davanti a un bar di Qualiano. Ne ha colpiti quattro, di cui due in modo grave. E’ accaduto intorno alla mezzanotte, e dopo poche ore i carabinieri lo hanno fermato.

L’obiettivo del raid di morte erano i fratelli Di Palma

L’obiettivo di Marco Bevilacqua erano due giovani fratelli, Nicola e Michele Di Palma 20 e 18 anni. i due, figli di un noto pregiudicato noto come «’o maranese», erano insieme a decine di giovani che trascorrevano il sabato all’esterno del bar di via Rosselli. E i proiettili infatti non hanno colpito solo i fratelli Di Palma, ma anche altri due ragazzi: Castrese D’Alterio, 19 anni, e Falco Bernardo, 18 anni. Castrese D’Alterio e Michele Di Palma sono ricoverati e versano in gravi condizioni all’ospedale San Giuliano di Giugliano. Rischiano la vita. I ragazzi sono stati colpiti rispettivamente all’addome e alla schiena e sono stati operati d’urgenza. Nicola Di Palma invece è stato operato ed è rimasto in osservazione.

Così i fatti e il movente

Bevilacqua  ha agito da solo e premeditato tutto. Ha pedinato la guardia giurata che aveva da poco terminato il suo turno di lavoro presso un distributore di benzina e puntandogli un coltello alla gola gli ha sottratto la pistola. L’uomo sotto choc ha comunque allertato le forze dell’ordine ma ormai Bevilacqua era già giunto al bar Nirvana. Probabile che Bevilacqua avesse controllato prima dove fossero i ragazzi, forse ben sapeva che il bar era frequentato dai due fratelli. Il movente sarebbe stato il desiderio di vendetta perché alcuni giorni prima avrebbe avuto un diverbio proprio con i Di Palma. Nello scontro fisico scaturito avrebbe avuto la peggio.

Qualiano vicina ai parenti dei giovani feriti

La città è sotto choc. Raffaele de Leonardis, sindaco di Qualiano ha espresso lo sconcerto e la rabbia dei suoi concittadini: “Ringrazio i carabinieri che hanno assicurato il responsabile alla giustizia in poche ore – dichiara de Leonardis – adesso è il momento di pregare per i due giovani ricoverati in ospedale. Sono vicino al dolore delle famiglie”. Poteva essere una strage.

Il 37enne aveva ucciso il suocero nel 2006

Marco Bevilacqua, il 37enne fermato dai carabinieri per tentato omicidio plurimo dopo il folle gesto di sabato sera, nel 2006, a 20 anni, fu arrestato per l’omicidio del suocero, avvenuto il 24 gennaio di quell’anno al culmine di una lite.

Nel 2008 la Corte d’Assise d’Appello di Salerno, confermando la condanna di primo grado, stabilì che dovesse scontare 14 anni e 4 mesi di reclusione. La condanna divenne irrevocabile l’anno dopo. Ma, come troppo spesso succede in questa Italia che proprio non ce la fa, Bevilacqua dopo aver trascorso alcuni anni in carcere era tornato in libertà senza scontare l’intera pena. Nel 2016 era stato nuovamente arrestato per resistenza a pubblico ufficiale, a Qualiano, al termine di un inseguimento per 10 chilometri dopo essere fuggito a un posto di blocco dei carabinieri.

Quando 16 anni fa uccise il padre della compagna, si costituì tre giorni dopo ai carabinieri che gli stavano dando la caccia. Quella prima sua vittima era Salvatore Bevilacqua di 47 anni, e fu colpito a morte in via Cesare Battisti a Scafati. Aveva fatto fuoco con una pistola calibro 7,65 colpendo al cuore il suocero.

I sospetti nei suoi confronti erano stati indirizzati dai familiari dell’uomo ucciso. Marco Bevilacqua era tossicodipendente con qualche precedente per droga, ed era l’unico indiziato per quel tragico fatto di sangue. Viveva a Boscotrecase con la compagna appena 17enne e avevano un figlio di tre anni e la sua casa era stata già perquisita dai militari. Sembra che il suocero lo accusasse di maltrattamenti nei confronti della ragazza.

Marco Bevilacqua, dopo l’arresto, ammise di aver ucciso il suocero, precisando che la pistola era della vittima, che si era presentato all’appuntamento per un ennesimo chiarimento, armato. Sempre secondo la versione fornita dall’omicida, ad estrarre l’arma sarebbe stato proprio Salvatore Bevilacqua. La discussione era degenerata e quando si era visto la pistola puntata contro, nel tentativo di difendersi, avrebbe bloccato la mano del suocero ed impugnato la pistola dalla quale sarebbe partito accidentalmente il proiettile mortale.

Borrelli: “Serve il pugno duro, occorrono pene severe”

Su tutta la vicenda è intervenuto duramente anche il consigliere regionale Francesco Emilio Borrelli, che ha dichiarato: “Un soggetto simile, pericoloso, violento, non dovrebbe avere la possibilità di essere a piede libero. Invece lo era, e per la sua follia ha rischiato di ammazzare quattro persone, due delle quali sono ancora in pericolo di vita. Purtroppo il nostro territorio è pieno di gente simile che gira tranquillamente per le nostre strade. Il motivo è semplice, quasi nessuno di questi criminali viene condannato in modo duro e duraturo. Serve il pugno duro, occorrono pene severe. Basta tolleranza, basta comprensione. Non siamo più liberi di uscire in strada, di vivere, siamo ostaggi della criminalità. E non è accettabile”.

 

 

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