Sfregiate con l’acido a Napoli: si è costituita la zia 22enne delle due sorelle

Una brutta storia familiare, sfociata in una violenza inaudita e crudele. Ora è caccia ai complici, ce n'erano tanti domenica notte in corso Amedeo di Savoia

Ha 22 anni, si chiama Francesca ed è la zia delle due sorelle sfregiate con l’acido a Napoli la donna sulla quale si è concentrata l’attenzione degli inquirenti della Squadra Mobile e della Procura di Napoli.

La donna si è recata in Questura per dichiarare di essere stata lei l’autrice dell’insano gesto, che avrebbe potuto avere conseguenze più gravi per le nipoti.

Una brutta storia costituita da tensioni familiari antiche. Una storia di abusi sessuali. Un clima velenoso che dai social si è trasportato nella realtà di una serata di follia, nella vita vera che poteva avere risvolti molto più gravi per le due ragazze della Sanità aggredite a colpi di acido mentre rincasavano domenica notte nei pressi di corso Amedeo di Savoia a Napoli.

Gli investigatori hanno lungamente interrogato la giovane donna, in presenza del suo avvocato e lei ha risposto e non ha potuto negare dinanzi le prove evidenti presentatele. Il reato di “deformazione dell’aspetto della persona mediante lesioni permanenti del viso” le viene contesto in concorso.

Domenica notte, le due sorelle sono state sfregiate proprio dal lancio di una bottiglia di acido. Entrambe sono rimaste ustionate al viso e alle braccia. Obiettivo del violento ed indelebile gesto era la 27enne, ma aveva finito col colpire anche la sorella minorenne. Un marchio che avrebbe dovuto segnare per la vita la giovane donna, questo l’intento, la vendetta orchestrata della 22enne reo confessa.

Al lavoro il pm Giulia D’Alessandro, magistrato specializzato nei reati contro le fasce deboli, sotto il coordinamento del procuratore aggiunto Raffaello Falcone. Chiara la pista dei pm, pesante la condanna che potrebbe colpire la zia delle due vittime: per tale reato è prevista una condanna da otto a quattordici anni di reclusione.

Inchiesta entrata decisamente nel vivo, anche alla luce di un altro episodio che è emerso nelle ultime ore: c’è un retroscena che ha insospettito gli inquirenti e che potrebbe essere ricondotto ai veleni di un sistema familiare in senso allargato. È la notte tra il 10 e l’undici maggio, quando vengono appiccate le fiamme all’auto della 27enne – una Smart -, che viene completamente distrutta. E non è tutto. A leggere le chat del profilo facebook della vittima, le acque erano agitate da tempo. Al punto tale da spingere la più grande delle due ragazze sfregiate dall’acido a rimarcare più volte la correttezza della propria condotta, nel tentativo di mettere a tacere il prossimo e di porsi al riparo da non meglio specificate insinuazioni.

L’attenzione degli investigatori si concentrerà ora sui complici della donna che è stata sottoposta a fermo. Sono diversi i nomi su cui sono in corso le indagini. Un raid premeditato ed organizzato nei particolari, in strada, domenica notte c’erano tre donne ed alcuni uomini.  Al lavoro sono ora gli uomini della Mobile, sotto il coordinamento del primo dirigente Alfredo Fabbrocini. Si scava su messaggi e telefonate che hanno raggiunto negli ultimi giorni l’utenza telefonica della 27enne.

Il viso sfregiato per sempre doveva essere un monito a compiere qualsiasi cambio di passo relativamente al desiderio di emancipazione della vittima. Un monito a qualsiasi decisione all’insegna del riscatto e all’indipendenza come donna e come madre.

Ieri pomeriggio la svolta in Questura, dunque. Nei confronti della 22enne potrebbe scattare un fermo di pm. Ora è caccia ai complici. Pochi i riscontri emersi dalle telecamere, anche alla luce del fatto che gli aggressori (tutti in sella ai rispettivi scooter) si sono dileguati tra i vicoli della Sanità. Non lontano dall’abitazione in cui erano attese le due ragazze rimaste sfregiate.

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