“Oggi, 5 giugno, si celebra in tutto il Mondo giornata dell’ambiente, un momento di riflessione, una festività proclamata nel 1972 dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite in occasione dell’istituzione del Programma per l’ambiente.

Già 50 anni fa si sentiva l’esigenza di sottolineare la necessità di un rispetto per l’ambiente, un rispetto che non deve essere visto come contrapposizione allo sviluppo economico ma come elemento di garanzia per la nostra salute e il nostro benessere.

Di qualche giorno fa la notizia che le previsioni della temperatura superficiale del Mare Mediterraneo dovrebbe raggiungere circa 25°C, un valore insolitamente alto per questo periodo dell’anno, valori tipici del periodo di mezza estate. Secondo i biologi, le temperature superiori alla media nel Mar Ligure, il più caldo in questi giorni, hanno già influito in modo significativo sugli ecosistemi marini. Le conseguenze sono già visibili nelle attività di pesca: a esempio vengono catturate acciughe più grandi della media. Ma le conseguenze saranno anche forte evaporazione del mare con conseguenti piogge brevi e intense che causeranno, allagamenti, alluvioni, frane.

Se a questo aggiungiamo che in Italia quest’anno Earth Overshoot Day è stato lo scorso il 15 maggio. Che cosa è il Earth Overshoot Day? E’ il giorno stimato per indicare l’esaurimento delle risorse rinnovabili che il pianeta è in grado di offrire nell’arco di un anno e che ogni anno è in anticipo rispetto al 31 dicembre. Dal 15 maggio noi italiani stiamo utilizzando le risorse naturali di altri popoli della Terra e anche delle nostre generazioni future generazioni.

Allora? Allora è necessario sostenere politiche concrete e con una visione per garantire una tutela dell’ambiente, il contrasto alle cause antropiche del cambiamento climatico, piani locali di adattamento al cambiamento climatico”. Lo ha affermato Antonello Fiore, Presidente Nazionale della Società Italiana di Geologia Ambientale (SIGEA).

E la Società Italiana di Geologia Ambientale ritorna sul danno ambientale causato dagli incendi anche lo scorso anno.

“Negli ultimi 10 anni sono andati in fumo più di 500.000 ettari di boschi di cui 160.000 nell’Estate del 2021.  L’incendio distrugge ettari ed ettari di aree boscate che hanno il loro equilibrio in quanto il bosco stesso con gli alberi – ha dichiarato Gaetano Sammartino, geologo, Presidente SIGEA Campania –  le piante, la vegetazione che lo compongono, rappresenta un equilibrio idrogeologico. Nel momento in cui andiamo a perturbare questo equilibrio si possono creare movimenti franosi perché viene a mancare lo strato superficiale che mantiene il terreno. Le aree boscate spesso possono anche nascondere aree in frana quiescenti che possono essere riattivate dagli incendi. Dunque chi incendia non solo reca danno ambientale con la perdita di vegetazione di notevole pregio ma attenta anche alla vita umana. Purtroppo, sempre più spesso assistiamo alle modificazioni fisiche provocate dagli incendi boschivi che rappresentano serie premesse per l’incremento del rischio per l’ambiente e le attività antropiche, anche dopo lo spegnimento degli incendi. Il comportamento dei versanti cambia drasticamente quando la copertura vegetale viene devastata dagli incendi che, oltre a provocare la distruzione della vegetazione, generano uno strato di cenere finissima che rende momentaneamente impermeabile la superficie del suolo. Dopo un incendio si ha la riduzione delle infiltrazioni con il conseguente aumento delle acque ruscellanti che determinano condizioni di pericolosità”.

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