Il 10 giugno di un anno fa era la vigilia di un mese straordinario per tutti gli italiani, un mese in cui abbiamo vissuto momenti di grande gioia, momenti di magia: l’Europeo. Quell’Italia vinse l’Europeo in modo splendido, dominando tutto e tutti, sembrava veramente una squadra in grado di vincere il Mondiale.
Poi qualcosa si è rotto. Non si sa cosa, ma l’Italia non è qualificata in Qatar. Una ferita ancora più che mai aperta, una delusione totale, ed ecco che questo 10 giugno è sicuramente meno sorridente di quello del 2021.
Si parla di ripescaggio e situazione varie, prima della questione Iran, colpevole di non aver permesso l’ingresso delle donne allo stadio nella gara di qualificazione, poi della questione Ecuador, che ha regalato illusioni a tanti italiani, ma in fondo si sapeva che andava presa con le dovute pinze: ancora tutto è in bilico, ma quasi sicuramente l’Italia non andrà al Mondiale.
E poi, pensandoci, l’Italia, la stessa che ha vinto l’Europeo con gli stessi giocatori, non stava convincendo molto. La certezza l’abbiamo avuta nella Finalissima contro l’Argentina, una gara sicuramente anche nel segno di Maradona, in cui però gli azzurri si sono dimostrati scialbi, arrugginiti, non a caso persero 3-0: l’Italia dell’Europeo sembrava distante anni luce.
Però va ammesso che nessuno, in quella magica serata contro l’Inghilterra, quando sollevammo al cielo quel mistico trofeo, avrebbe pensato che l’Italia non si sarebbe qualificata ai Mondiali. Quasi ci ironizzavamo su quella situazione, sembrava acqua passata. E invece non sapevamo che quell’inferno si sarebbe clamorosamente ripetuto solamente pochi mesi dopo, stavolta una doccia ancora più fredda, con un gol subìto a recupero inoltrato dalla Macedonia del Nord.
Ma ormai è andata così, e anche in FIGC la si pensa in questo modo: basta pensare al Mondiale, bisogna voltare pagina e andare avanti. Si costruisce il Mancini Bis, subito dopo la Finalissima contro l’Argentina. Non senza rammarico, in maglia azzurra ora sarà raro vedere gli eroi che hanno costruito la nostra gioia nel mese dell’Europeo: Insigne, Immobile, Jorginho, Verratti, Bonucci… Ora per loro la nazionale resterà probabilmente solo un ricordo.
Si riparte dai giovani, si ricostruisce la squadra, con una linfa vitale completamente diversa, la linfa di ragazzi nel fiore degli anni pronti a fare il loro exploit, pronti a mettersi in mostra con la divisa della nazionale, pronti a far decollare la loro carriera. E’ rifondazione.
Restano solo i più giovani della squadra campione d’Europa: Donnarumma fra i pali, che resterà comunque una garanzia, Spinazzola e Di Lorenzo sulla fascia, Barella e Pellegrini, veri leader, e probabilmente anche Chiesa, non appena si riprenderà dopo l’infortunio al legamento crociato che gli ha impedito di dare una mano nel playoff Mondiale. Saranno loro cinque i capisaldi della squadra, saranno loro a guidare un gruppo di giovani in cerca di gloria.
C’è nostalgia della vecchia Italia, sì, ma attenzione a questa nuova nazionale, tutta da scoprire, ma piena di fuochi d’artificio da sganciare: Tonali, Calabria, Dimarco, Scamacca, Pessina e soprattutto Gnonto.
E c’è da dire che questa Italia nelle prime due partite in Nations League ha convinto e non poco, raccogliendo un pareggio contro la Germania e una vittoria contro l’Ungheria. Non male per una squadra in fase di rodaggio. Certo, è ancora tutto da vedere, serve continuità e costanza, la Nations League non è il più acclamato dei tornei, fatto sta che questa è un’Italia che sin da subito ha saputo abbinare un calcio propositivo ad una formazione giovane.
E’ ancora presto, ma una cosa è certa: l’estate scorsa il cielo si è tinto di azzurro, senza dubbio prima o poi lo tornerà. Viva l’Italia, nel bene e nel male.
Giuseppe Garofalo