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Pompei, “Parking Plinio”: assolti l’ex sindaco D’Alessio e il comandante Petrocelli

“La persona offesa Natale Russo è ritenuta inattendibile dal Tribunale sia per la contraddittorietà del suo narrato, sia per l’assenza di riscontri. La sua parola è parsa animata da sentimenti di profonda e personale avversità nei confronti dei rappresentanti del Comune, in ragione dell’ingente debito non onorato dall’ente, di cui Russo li ha ritenuti personalmente responsabili. Nel corso del suo esame, Russo è stato confusionario e straripante”.

E’ questo solo uno stralcio delle 39 pagine di motivazioni della sentenza che in città era molto attesa. Da ben undici anni. Due invece gli imputati, entrambi “eccellenti”. Ovvero l’ex sindaco di Pompei, Claudio D’Alessio, e l’attuale comandante della polizia locale, Gaetano Petrocelli, infine assolti – “perché il fatto non sussiste” – da accuse pesantissime.

Concussione e abuso d’ufficio per l’ex sindaco, mero abuso d’ufficio per l’attuale comandante. Presunti reati contestati tra il 2011 e il 2012 dai pm della Procura della Repubblica di Torre Annunziata nell’ambito della storica inchiesta “Parking Plinio“. Una vecchia indagine che prende infatti il nome dalla ditta che a partire dal 1991 e fino al 1997 ha gestito il servizio di rimozione forzata con carro gru dei veicoli in divieto di sosta all’ombra degli Scavi.

L’ex sindaco e l’attuale comandante della Municipale – difesi rispettivamente dagli avvocati Gaetano Inserra e Guido Sciacca – erano stati trascinati dinanzi ai giudici a seguito della denuncia di Natale Russo, il titolare della ditta. “Incontrai Claudio (l’ex sindaco D’Alessio ndr) nel suo studio di via Roma. Parlavo con lui perché per la custodia delle macchine il Comune mi deve circa 3 milioni di euro. L’ex sindaco mi disse: non mettere l’avvocato per la pratica, perchè si prende il 10% sull’incasso, non preoccuparti, assisto io. Poi mi dai un contributo al partito. Claudio voleva il 20% di un milione…li voleva in piccoli tagli non tracciabili…li voleva prima sennò non mi pagava…senza il contributo non avrei mai più lavorato né incassato i miei soldi” aveva detto a processo Russo, così parlando nel 2015 da teste in aula.

L’imprenditore, poi, rincarava la dose: “Rischio il fallimento. Anzi è sicuro. Ho 1287 veicoli senza targa a terra e debiti al Banco di Napoli da paura. Perché non venivo pagato? Il comandante Petrocelli aveva dubbi sulla prescrizione delle mie pretese”.

“Era divenuto per me un grande disagio quando arrivavo al Comune – queste le dichiarazioni rilasciate durante il dibattimento dall’ex sindaco D’Alessio – perché mi trovavo Russo all’ingresso…mi aspettava, era ormai diventato un problema…cercava di avvicinarmi”.

Secondo i giudici, oltre a essere “inattendibile”, non può “escludersi che Russo, quando capì che il suo pagamento tardava a venire, escogitò un piano per distruggere coloro che riteneva responsabili di questa omissione…e adoperò un mezzo al quale non era nuovo, ossia la denuncia, dalla quale originava un procedimento che teneva sotto giudizio gli imputati per un decennio”.

Salvatore Piro

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