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Architetto di Castellammare condannato a 25 anni di carcere per l’omicidio del padre

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Condannato a 25 anni per l’omicidio del padre un uomo di Castellammare di Stabia. E’ la sentenza di primo grado emessa nei confronti di Giuseppe Di Martino, architetto stabiese, accusato dell’omicidio volontario del padre Giovanni (73 anni), avvenuto nel 2019 a Silvi, una località dell’Abruzzo. I magistrati della Corte d’Assise di Teramo hanno condannato il professionista stabiese a 25 anni di reclusione, a fronte dei 26 richiesti dal pm nella requisitoria.

Uccise il padre: condannato a 25 anni di carcere architetto di Castellammare

In aula, al momento della sentenza, c’era anche la madre Anna Ramogida. Che ha poi lasciato palazzo di giustizia per recarsi nella villetta dove tre anni fa si consumò l’efferato delitto. Per i magistrati dunque Giuseppe di Castellammare è colpevole dell’omicidio del padre 73enne, meccanico stabiese in pensione con un sostanzioso conto in banca, al culmine di una lite in casa. Il motivo? Forse proprio quel denaro, circa 600mila euro, che Giovanni aveva accumulato dopo una vita di lavoro. Anche se il figlio e la moglie hanno sempre detto che di quella grossa eredità non ne sapevano nulla.

Giuseppe Di Martino avrebbe strangolato il padre durante una colluttazione

Secondo i magistrati abruzzesi, Giuseppe Di Martino avrebbe strangolato il padre durante una colluttazione. L’avvocato della difesa farà appello contro la sentenza, che ha visto condannare il presunto omicida ad un anno in più rispetto alla richiesta formulata dal pm. Il legame che l’anziana vittima aveva con la città di Castellammare era ancora molto forte, al punto che la salma è stata tumulata nel cimitero stabiese di via Napoli. Un omicidio commesso, secondo l’accusa, volontariamente con l’aggravante del vincolo di parentela. La morte di Giovanni Di Martino è stata causata “da una costrizione violenta del collo”, secondo i periti.

“Attendiamo le motivazioni della sentenza”

Il figlio Giuseppe avrebbe stretto le mani al collo del padre, durante una colluttazione, fino a strangolarlo. Una vicenda terribile, che creò subito tanta rabbia ed amarezza a Castellammare, dove vivono altri familiari della vittima. Adesso i legali hanno annunciato che ricorreranno in Appello. “Continuiamo a ritenere con la massima convinzione l’assenza della volontà di uccidere da parte del mio assistito come, per altro, emerso nel corso del dibattimento – afferma Marco Pierdonati, legale di Di Martino – Attendiamo le motivazioni della sentenza e anticipiamo la proposizione dell’Appello. Il mio cliente è scosso – continua – stordito, ritiene che sia una sentenza ingiusta”. La difesa vuole dimostrare in secondo grado che si è trattato di un omicidio senza dolo, cioè di un’azione andata oltre la volontà.

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