Si complica la posizione del 16enne che due giorni fa ha sfregiato l’ex fidanzatina di appena 12 anni.
Dalle indagini finora svolte sono state rinvenute alcune frasi che darebbero una forte concretezza alla premeditazione dell’aggressione e della coltellata che segnerà per tutta la vita il volto e l’anima della giovanissima vittima.
Il giovane aveva minacciato attraverso alcuni messaggi su una chat la ragazza dicendo di volerla “punire” per aver troncato il rapporto. Una folle vendetta scaturita da un folle ed inaccettabile pseudo diritto di decidere della vita e del futuro della dodicenne.
Sono stati proprio questi messaggi a spingere la Procura per i minori di Napoli, a formulare l’accusa a carico del 16enne di lesioni permanenti, con l’aggravante della premeditazione.
Questa mattina ci sarà l’udienza di convalida del fermo, ma gli inquirenti e il pm Emilia Galante Sorrentino non hanno dubbi: l’aggressione alla 12enne sarebbe una vendetta premeditata. Il fattaccio condito di violenza, ignoranza e impotenza culturale avvenuto a Montesanto nelle primissime ore di martedì scorso, non è il frutto di un litigio estemporaneo, nato per un diverbio occasionale; né un momento di rabbia dettato dal caso.
Oltre alle minacce rinvenute nella chat recuperata nel telefono del ragazzo a confermare l’ipotesi della premeditazione anche della testimonianza di una delle amiche della vittima che ha dichiarato di aver visto tutto stando in sella allo scooter guidato dalla 12enne. Conoscendo quanto fosse stato travagliato il rapporto tra i due ha confermato l’assalto mirato con il coltello. Ha visto il braccio di lui stringere alle spalle il collo di lei, per poi infliggerle il taglio all’altezza della guancia destra. Intanto l’arma del delitto, il coltello che ha causato lo sfregio non è stato ancora rinvenuto.
La versione del giovane aggressore resta la stessa: “Non volevo, sono stato provocato, c’è stato un litigio e ho reagito”. Ma il 16enne non è nuovo agli uffici del Tribunale dei Colli Aminei. Ha purtroppo già un ampio curriculum di bullismo e violenza dentro e fuori il proprio nucleo familiare, ma quando, 14enne, non era ancora imputabile.
Poi, c’è un’accusa di resistenza a pubblico ufficiale per la quale sarebbe in regime di messa alla prova, come aspirante pizzaiolo, una prova di riabilitazione, di parziale perdono per la sua scellerata condotta, che ora potrebbe essere interrotta e che evidenzia la necessità di pene ben più dure per soggetti recidivi e colpevoli di reati gravi come quelli imputabili al giovane inquisito.