Si è già parlato tanto del cosiddetto “noir mediterraneo”. Un genere letterario in cui l’intrigo poliziesco si fonde al messaggio sociale, e la bellezza dei paesaggi contrasta in modo quasi scioccante coi crimini che vengono descritti.

Con la saga del Capitano Mariani, in questi giorni arricchita dall’uscita in libreria di “Requiem sull’ottava nota” (Avagliano Editore), Giovanni Taranto sembra aver fatto un passo ulteriore, dando vita a quello che potremmo definire, a buon diritto, il “noir vesuviano”.

A caratterizzare il primo, come ha ricordato Massimo Carlotto, c’è “…il senso di appartenenza che molti autori hanno sentito verso la propria terra, portandoli a raccontare gli aspetti meno piacevoli. Il noir mediterraneo inteso come tale è figlio di quel giornalismo d’inchiesta che è stato (almeno in Italia) distrutto da un oggetto incredibilmente efficace: la querela”.

Nei suoi giallo-noir ambientati alle pendici del vulcano, il giornalista di Torre Annunziata, specializzato in cronaca nera, giudiziaria, e investigativa, si spinge oltre, e aggiunge a tutto questo una profonda analisi di tradizioni, cultura, filosofia e storia delle genti del Vesuvio, oltre a regalarci un profondo spaccato della vita reale delle Caserme dell’Arma, con il complesso microcosmo di lingue e culture di tutta Italia che si fondono e si amalgamano con quelle locali, accolte, e saccheggiate al tempo stesso.

Anche nel “noir vesuviano”, come in quello mediterraneo di Gianrico Carofiglio, Giancarlo De Cataldo o Carlo Lucarelli (nella foto con Giovanni Taranto), l’intrigo investigativo non è meramente fine a sé stesso, ma è il mezzo per trasmettere un messaggio più profondo.

Nel caso di Giovanni Taranto, autore di alcune delle più importanti inchieste sulla camorra del Napoletano, si tratta della disamina approfondita dei fenomeni criminali e dell’illegalità – mafiosa e non – che hanno pervaso queste terre.

Questo romanzo, ha scritto in prefazione Franco Roberti, Procuratore Nazionale Antimafia dal 2013 al 2017 “…è un grande affresco: sorprende affascina, introduce ai misteri della lingua napoletana, svela le tecniche investigative più raffinate. Insieme, fa comprendere quali siano le cause storiche, economiche e sociali che hanno reso la camorra parte integrante del tessuto sociale Vesuviano, di Napoli e della sua area metropolitana. E come sia possibile, forse, liberarsene per sempre”.

Un percorso, quello sottolineato da colui che per anni è stato il massimo rappresentante della lotta alle mafie nel nostro Paese, che l’autore aveva già avviato nel 2021 con il suo primo giallo, “La fiamma spezzata” (Avagliano Editore). Anche in quello, come oggi in “Requiem sull’ottava nota”, era già presente uno sfondo ricchissimo, con episodi della vita di caserma, panorami della terra del golfo, caratteristici personaggi (ostinatamente umani, e mai “maschere”), eccellenze e criticità del Vesuviano, visti attraverso gli occhi del protagonista, originario di Roma ma sempre più profondamente calato nell’humus Vesuviano. Ma mentre nel libro dello scorso anno le vicende si svolgevano nel periodo natalizio, qui ci troveremo in piena Pasqua.

Stavolta “’o Capitano”, come lo chiamano i suoi uomini, avrà a che fare con un groviglio di casi apparentemente inestricabili, strettamente connessi fra loro, che lo porteranno a confrontarsi con affari e “leggi” della camorra. Si troverà a dover fronteggiare una guerra fra cosche, tentando allo stesso tempo di fermarne i business, e portando con sé il lettore fra faide e alleanze, capoclan e affiliati, traffico di stupefacenti, estorsioni e attentati, pentitismo, sicari, omicidi vecchi e nuovi, casi ancora senza soluzione, organizzazione militare dei clan e reclutamento dei minorenni.

Troppo complicato? Sarebbe il meno.

Il Capitano, i suoi uomini e la Pm Clara Di Fiore, infatti, dovranno fare i conti anche con una misteriosa serie di “pizzini” dal contenuto in codice.

Mariani – intuitivo, testardo, dai difetti umani e dai principi saldi – affronterà il tutto, pagando anche lo scotto di alcuni errori che ne metteranno alla prova risolutezza e forza d’animo.

“Requiem sull’ottava nota”, sugli scaffali di tutte le librerie dal 17 giugno, e ordinabile su tutte le piattaforme online, ha esordito al Festival del Giornalismo organizzato da Leali delle Notizie, in Friuli. Se ne era già parlato, giorni prima, al Festival del Giallo di Napoli. In Campania, la prima presentazione vera e propria c’è stata il 23 giugno alla Galleria d’Arte Barbato, a Scafati, gestita da Franco Barbato e Marisa Nastro. Il due luglio, poi, si era parlato di “Requiem sull’ottava nota” nell’ambito della “Settimana dello scrittore – ricordando Michele Prisco”, organizzata dalla Libreria Libertà. La promozione del nuovo “noir vesuviano” prosegue ora in tutta Italia: dopo una ennesima presentazione in Friuli, già previste nei prossimi mesi altre tappe a Torino, Milano, Roma, Cagliari, Campobasso, Chieti, oltre che, ovviamente, una miriade di eventi in Campania e nelle regioni vicine.

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