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Il mercato ittico, i bar e le agenzie di scommesse: sono i tre nuovi fronti di interesse del clan D’Alessandro di Castellammare di Stabia, che gestirebbero nella città stabiese sempre più attività commerciali di questo genere affidandole a dei prestanome. Una tesi da brividi, quella formulata dai magistrati della Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli, alla luce dei tre arresti effettuati in settimana. In manette finirono Ettore Spagnuolo, Nunzio Girace e Marco De Rosa, ritenuti “colonnelli” dei D’Alessandro, responsabili di estorsione e lesioni ai danni di un imprenditore ittico di Volla, che non voleva acquistare pesce dai commercianti indicati dal clan.

Il mercato ittico, i bar e le scommesse: stretta sugli affari del clan D’Alessandro di Castellammare

Secondo l’Antimafia la cosca scanzanese avrebbe messo su un sistema ben collaudato non solo a Castellammare, ma anche nei comuni limitrofi. Tutto, per “pulire” i soldi sporchi derivanti dallo spaccio di stupefacenti e dalle estorsioni, investendoli in attività commerciali e imprenditoriali. I D’Alessandro avrebbero manifestato l’interesse non solo nel mercato ittico, dove avrebbero in mano una quota di maggioranza della vendita dei prodotti di mare. Ma negli ultimi tempi, grazie ad alcuni prestanome, avrebbero allargato il loro raggio d’azione anche ai bar e alle agenzie di scommesse.

L’arresto di 3 affiliati alla cosca del rione Scanzano

Tutto ciò è certificato e ricostruito nell’inchiesta che, appena pochi giorni fa, ha portato all’arresto di 3 affiliati alla cosca del rione Scanzano. Tutto è nato dalla denuncia di un’estorsione. Da qui si è messa in moto la macchina investigativa dell’Antimafia partenopea, che ha ricostruito investimenti in vari settori dell’economia stabiese da parte dei D’Alessandro, ritenuto il clan egemone a Castellammare. Tra gli indagati c’è anche Michele D’Alessandro, figlio di Luigi (alias Gigginiello) accusato di essere il vero proprietario (insieme ad alcuni familiari) di una pescheria di via Meucci. Attività che in realtà è intestata ad un 49enne di Boscoreale, anch’egli finito nel registro degli indagati.

Un metodo ben collaudato

Da qui partirebbe poi la volontà di Scanzano di imporre il monopolio sul settore. Un metodo, come già detto, ben collaudato, che secondo l’Antimafia sarebbe ripetuto anche con un bar situato in villa comunale, intestato ad una donna ma gestito (sempre secondo la ricostruzione fatta dagli inquirenti) dai vertici del clan. Mentre il ras Spagnuolo farebbe affari con alcune agenzie di scommesse situate sul territorio cittadino. Va comunque ricordato che lo stesso Michele D’Alessandro fu assolto, nel 2018, dall’accusa di gestire il business del mercato del pesce nel porto di Salerno. La difesa riuscì, nell’ambito del processo, a dimostrare che i rapporti tra le società e le altre aziende del comparto ittico erano soltanto commerciali.

(Foto di Susanne Pälmer da Pixabay

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