Sangue nelle strade della movida. Dura condanna per rampollo della Pompei “bene”

Secondo le indagini, il 26enne pompeiano avrebbe volontariamente investito un militare della Finanza di stanza al Nord, fratturandogli una gamba. Il finanziere, ora, rischia il posto di lavoro. L'idoneità fisica sarebbe ancora compromessa

Sangue nelle strade della movida, giovane della Pompei “bene” condannato per lesioni aggravate. Esemplare la sentenza scritta dal giudice del Tribunale di Torre Annunziata, Emma Aufieri, a carico di Bruno B., 26enne residente al centro cittadino.

Finito a processo con l’accusa di lesioni personali aggravate dai futili motivi, il ragazzo è stato condannato in primo grado alla pena di 3 anni e 4 mesi di reclusione. Una sentenza “dura” perchè giunta al termine di un giudizio con rito abbreviato, che prevede lo sconto fino a un terzo sulla pena.

Secondo le indagini, condotte dai carabinieri della stazione di Pompei e dal pm della Procura oplontina Marianna Ricci, il 26enne pompeiano avrebbe volontariamente investito un altro ragazzo, Mariano E., militare della Finanza di stanza al Nord, fratturandogli una gamba: il “terzo diafisario tibia e perone” così scrivevano i medici del pronto soccorso.

Poteva andare molto peggio. Ma il finanziere, ora, rischia il posto di lavoro. L’idoneità fisica sarebbe ancora compromessa a causa delle gravi fratture riportate dopo l’episodio criminale che, nella notte tra il 5 e il 6 settembre scorsi, sporcarono col sangue una delle Traverse di via Sacra: la strada dei bar e dei locali preferiti dalla movida.

La vicenda si sviluppa nel week-end. Sono le 3:30, all’alba di una nuova domenica. Un finanziere 33enne di via Sacra sta rientrando a casa, è a piedi. Improvvisamente, però, sente delle urla che provengono dalla stessa strada. Così, incuriosito, il militare, anziché tornare a casa, si attarda nella Traversa. Quelle urla gli “stanno” in pratica davanti, due ragazzi stanno infatti litigando per futili motivi. Uno di loro poi si accorge della curiosità di quella che, di lì a breve, diventerà la vera vittima dell’alterco. Il protagonista principale, Bruno B., non ci sta e sale in macchina – una Fiat Cinquecento bianca – e secondo quanto ricostruito dall’accusa quella notte avrebbe investito il finanziere. La vittima, alla fine, finisce a terra. E’ ferita quando l’aggressore, non contento, avrebbe inserito la retromarcia dopo aver “imboccato contromano via Salle” si legge ancora nelle carte dell’inchiesta.

Per evitare l’impatto, la vittima prova a saltare su un’altra autovettura in sosta nelle vicinanze. Riuscirà però a sollevare “solo la gamba sinistra”. La destra, invece, rischierà di maciullarsi, stretta tra due “veicoli coinvolti”.  A salvare il militare, quella notte, è l’intervento di una donna, che notando la scena prima lo soccorre e, dopo, chiama i carabinieri.

Il giovane della Pompei “bene”, nel frattempo, si dilegua. Il soldato investito – difeso a processo dall’avvocato Nadia Mohamed Taha – è invece trasportato all’Ospedale San Leonardo di Castellammare: ha una frattura scomposta della tibia, ha perso troppo sangue. Per i medici non c’è tempo da perdere, il militare potrebbe perdere la gamba perchè la vascolarizzazione è compromessa. Per questo, la vittima viene trasferita all’Ospedale del Mare di Napoli, dov’è sottoposto a un intervento di riduzione della frattura. Chi lo ha investito viene poi rintracciato dai carabinieri anche grazie alle immagini della videosorveglianza. Le forze dell’ordine lo identificano, poi lo denunciano a piede libero. Gli inquirenti, nel frattempo, scoprono che il giovane guida una Cinquecento ma senza assicurazione. Il 26enne appena condannato – difeso dal legale Giuseppe Fedele – è ora in carcere.

Salvatore Piro

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