Scarcerato Ferdinando Cirillo ‘o battilamiera, lo stratega degli equilibri tra i clan di Ponte Persica

Grazie alla sua caratura e al suo carisma, avrebbe favorito l'ottenimento di una faticosa pax territoriale tra i clan egemoni tra Castellammare di Stabia, Pompei, e Scafati

Scarcerato Ferdinando Cirillo, alias “‘o battilamiera” di Pompei. Sei mesi di galera, poi la concessione dei domiciliari per Cirillo, residente a via Tre Ponti, già coinvolto in una  operazione antidroga condotta nel 2012 dalla Procura di Nocera Inferiore.

A dicembre del 2021,”‘o battilamiera” era stato poi raggiunto da un’ordinanza cautelare spiccata nei suoi confronti dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Salerno. Ferdinando Cirillo – secondo gli inquirenti – sarebbe stato lo stratega degli equilibri criminali sanciti negli ultimi anni tra i clan di Ponte Persica, con base a Castellammare di Stabia e a Pompei, e quelli di Scafati.

Gli investigatori ipotizzano che Ferdinando Cirillo, grazie alla sua caratura e al suo carisma, avrebbe favorito l’ottenimento di una faticosa pax territoriale. ‘O battilamiera, difeso dall’avvocato Guido Sciacca, ieri ha varcato la soglia del carcere, e ora si trova agli arresti in casa: affronterà però, subito dopo, il processo presso il Tribunale.

Ventuno misure cautelari, 13 in carcere e 8 ai domiciliari, furono eseguite nel 2021 dai carabinieri su disposizione del gip di Salerno. Nei confronti delle persone arrestate sono tuttora ipotizzati a vario titolo i reati di associazione di tipo mafioso, estorsione, detenzione e porto abusivo di armi comuni da sparo e da guerra, violenza privata e illecita concorrenza con minaccia o violenza, commessi nel periodo compreso tra gli anni 2014 e 2019. La maxi-operazione si svolse prevalentemente tra Scafati, Pompei, Castellammare di Stabia.

L’indagine fu avviata a partire dalla metà del 2017 in seguito a una serie di danneggiamenti ad alcune attività commerciali (bar, tabacchi, sale slot) e atti minatori posti in essere a Scafati con modalità tipiche della camorra. Secondo la prospettazione accusatoria, gli elementi acquisiti configurerebbero “l’esistenza di un’organizzazione di tipo mafioso (clan Buonocore/Matrone)” della quale il 47enne Giuseppe Buonocore, genero dello storico boss di Scafati Francesco “Franchino ‘a belva”, sarebbe stato capo e promotore. Secondo l’accusa Buonocore, a partire dalla fine del 2016, avrebbe pianificato la riorganizzazione di un sodalizio criminale teso ad acquisire il controllo di diversi affari illeciti sul territorio.

A tale scopo, Ferdinando Cirillo avrebbe messo in piedi un solido ausilio in termini di consulenza, mediazione e supporto strategico. Tra gli episodi contestati dall’Antimafia ci sarebbero anche 6 estorsioni tentate o consumate riconducibili al clan Cesarano, 12 estorsioni tentate o consumate, riconducibili al clan Buonocore/Matrone a Scafati (eccetto una a Santa Maria la Carità), e 3 estorsioni messe a segno dal clan salernitano Loreto-Ridosso.

Salvatore Piro

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