Slogan nazifascisti anche vicino agli Scavi. «Credere, “ubbire“, uccidere, comitato nazifascista», insieme a una sorta di svastica dalle punte arrotondate, uncinate.
Sono in una sorta di italiano scomposto, una grafia apparentemente infantile e scoordinata, le scritte choc sono apparse ieri sui muri che per eccellenza dovrebbero “aprire” a tutti le porte della cultura, dell’accoglienza turistica e del rilancio economico di Pompei, a duecento metri di distanza dalla stazione Eav di Pompei Scavi-Villa dei Misteri e quindi dall’entrata principale al sito archeologico di Porta Marina.
Un atto tanto sciocco quanto anacronistico compiuto da ignoti. Vandalismo, ignoranza e odio allo stato puro, un mix che lascia quasi increduli, sbigottiti. Ma necessario per l’apertura di un dibattito anche pubblico sul tema. Compresa, si spera, una condanna ferma e pronta ad opera delle istituzioni politiche e culturali della città e della direzione del Parco Archeologico.
La scritta choc griffata dal presunto “Comitato Nazifascista” ne copre un’altra precedente: “Alerta Feminista“. Si tratta dell’associazione ispanica, ispirata apertamente ai tradizionali valori della sinistra, che da anni prova a difendere anche con azioni dimostrative e bombolette spray il principio dell’uguaglianza di genere e della parità tra donne e uomini. Potrebbe non trattarsi di una mera coincidenza. Anzi. Spetterà ora agli investigatori visionare forse le immagini di alcune telecamere della zona per provare a risalire quanto prima agli autori del raid.
Le scritte vergognose, che tra l’altro a Pompei, città dichiarata patrimonio Unesco fin dal 1997, non rappresentano un episodio isolato.
“Ci si impegni a riqualificare alcune zone del territorio” esclamò lo stesso giorno della scoperta don Ivan Licinio, giovane vice rettore della Basilica di Pompei. Il sacerdote, impegnato da sempre nel sociale aggiunse: “Disegnare svastiche? E’ un gesto da condannare fermamente. Tuttavia, dopo la condanna, dobbiamo lasciarci anche provocare da esso. La pandemia ha esasperato l’individualismo, intaccando quel senso di comunità e famiglia umana che dovrebbe accomunarci”.
Salvatore Piro