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I sentieri del Monte Faito utilizzati come nascondiglio di armi e droga da parte dei clan della camorra stabiese. E’ l’ennesima, inquietante scoperta, effettuata dalle forze dell’ordine. Durante una nuova tappa dell’operazione “Green Life”, che vede impegnati insieme ai carabinieri di Castellammare anche i nuclei dei cacciatori di Puglia e di Calabria, sono stati rinvenuti e sequestrati tre fucili nascosti in una cavità nella roccia. Durante la stessa operazione, i militari dell’Arma hanno trovato anche 50 munizioni calibro 7,65, confermando così il ruolo strategico a cui sono stati destinati i sentieri del Monte Faito, da parte delle organizzazioni criminali del posto.

Tre fucili nascosti in una cavità nella roccia

Scendendo nei particolari, i carabinieri hanno rinvenuto e sequestrato un fucile sovrapposto calibro 20, un fucile doppietta dello stesso calibro, un fucile doppietta calibro 16. Rispettivamente, sono state sequestrate anche 194 cartucce, 58 cartucce calibro 12, lubrificante per armi, materiale per il confezionamento di sostanza stupefacente e un bilancino di precisione. Tutto era nascosto all’interno di alcune cavità rocciose, difficili da raggiungere. Ma non è tutto.

Droga e armi nascoste nel paradiso degli escursionisti: il Monte Faito “al servizio” della camorra

Durante la stessa operazione, i carabinieri hanno scoperto nuove piantagioni di marijuana. In particolare, nelle località “Principi Capomazza” e “Mazzoccola”, le forze dell’ordine hanno rinvenuto, campionato e poi distrutto 191 piante di cannabis indica, alte 120 centimetri l’una. Secondo gli inquirenti, il versante stabiese del monte Faito sarebbe stato trasformato in un vero e proprio nascondiglio di armi e droga. Tutto ciò, porta la firme dei capi delle organizzazioni malavitose attive nella città di Castellammare di Stabia e nei comuni di Gragnano, Pimonte e Agerola. Proprio il Faito è stato definito la “nuova Giamaica italiana”, in seguito ai numerosi ritrovamenti di piantagioni di marijuana sul versante compreso tra Castellammare, Vico Equense e Pimonte.

L’attività ha interessato i promontori verdi dell’area stabiese. Uno spartiacque naturale, la cui posizione favorisce terreno fertile per le coltivazioni più esigenti in termini di luce ed esposizione. Su tutte quelle di cannabis indica. E se le condizioni climatiche garantiscono alla marijuana di germogliare più facilmente, la conformazione geografica offre alla criminalità rifugi per droga e armi quasi impossibili da scovare e raggiungere.

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