inflazione campania

L’inflazione in Campania taglia la spesa delle famiglie e ciò si riflette immancabilmente sugli introiti delle imprese e delle attività commerciali, specie in questo periodo estivo. Con una prospettiva ancora più negativa per l’ultimo trimestre (ottobre-novembre-dicembre) di quest’anno. I dati nazionali di Confesercenti stimano in 800 milioni il taglio nel trimestre estivo (luglio-agosto-settembre) rispetto all’estate 2021 per le famiglie di tutta Italia.

In Campania l’inflazione taglia le spese delle famiglie: -50 milioni rispetto all’estate 2021

Secondo l’analisi del centro studi di Confesercenti Napoli e Campania saranno circa 50 i milioni in meno, rispetto a 12 mesi fa, di indotto assicurato dai consumi delle famiglie della nostra regione. Pesa fortemente, anche sui consumatori campani, l’aumento generale dei prezzi, specie quello dei costi fissi. Ovvero spese per luce, gas e carburanti limitano la spesa per il commercio, bar e ristoranti. Il problema relativo all’inflazione limita, dunque, le famiglie anche per le ferie estive. Sono non a caso in aumento, rispetto al 2021, gli esercizi commerciali che rimarranno aperti nella città di Napoli.

Aperture e chiusure a Ferragosto

Circa il 49% (48,55%) degli esercizi commerciali di Napoli sarà sempre aperto, anche a Ferragosto, senza concedersi pause. Il 21,41% avrà una settimana di chiusura, a partire da domenica 14 agosto, il 16% appena tre giorni. Dieci giorni di chiusura, a partire da sabato 13 agosto, saranno ad appannaggio del 8.62%, le due settimane di ferie (a partire da sabato 6) saranno un lusso che potranno permettersi solo il 5.40% degli esercizi commerciali di Napoli.

I costi fissi legati alle utenze

“E’ ovvio ed evidente che Napoli risponda a quelli che sono i parametri di una città turistica, metropolitana – sottolinea Vincenzo Schiavo, presidente di Confesercenti Napoli e Campania e vicepresidente nazionale con delega al Mezzogiorno – che in quanto tale deve accogliere con servizi e offerte i visitatori. La vocazione turistica di Napoli induce ad abbracciare, nel periodo estivo, decine di migliaia di turisti in arrivo, che consentono a tante attività, soprattutto del centro, di restare aperte.

D’altro canto però, ci sono molti imprenditori che hanno scelto di restare aperti non potendo abbattere i costi fissi legati alle utenze, come nel caso di bar, ristoranti ed alimentari che non hanno la possibilità di spegnere frigoriferi o congelatori. In molte zone della città e molte aziende partenopee e campane sono in grande difficoltà, avendo molte spese e pochi introiti. Anche per questo su tutti i ristoranti e i bar hanno deciso di cancellare la chiusura estiva o al massimo optano per chiusure brevi. E’ un sintomo di una voglia di rilancio dopo le enormi contrazioni di incassi dovute alla pandemia, ma talvolta è pura necessità”.

Il flusso di persone presenti

Nel periodo di Ferragosto, dunque, ci saranno molte attività, soprattutto quelle essenziali (alimentari, bar e ristoranti), aperte a Napoli. Per quanto riguarda gli alimentari si va dal 25% di apertura sempre assicurata (dei quartieri di Chiaia, Posillipo e Pendino San Lorenzo) all’80% delle zone di Cavalleggeri, Fuorigrotta, San Carlo all’Arena e Secondigliano (in cui ci saranno pochissimi negozi chiusi ed altri che si concederanno solo mezze giornate), sino al 50% per il Vomero. Sale la percentuale per i bar. A Montecalvario sempre aperti, tra il 40 e il 50% per i quartieri di Chiaia, San Carlo, Vomero, piazza Garibaldi, Fuorigrotta e Soccavo: per questi ultimi c’è ancora qualche attività che non ha deciso, legando l’apertura al flusso di persone presenti.

In alcuni casi nei giorni intorno a Ferragosto la chiusura sarà solo per mezza giornata. Percentuale alta, di apertura anche il 14 e il 15, per i ristoranti: nel centro storico, a Montecalvario/via Toledo e sul lungomare si sfiora il 100%, lo stesso dicasi per San Ferdinando, Pendino San Lorenzo nelle zone più turistiche. Per quelle meno centrali, di questi quartieri ci saranno solo mezze giornate o brevi chiusure. Al Vomero ci saranno brevi e medie chiusure, con un 30/40% di aperture anche a Ferragosto.

“Confesercenti Napoli e Campania – aggiunge il presidente Vincenzo Schiavo – sarà al fianco di tutte le imprese anche in questi difficili giorni di festa: invitiamo i consumatori a spendere presso i negozi sotto casa e noi cercheremo di dare evidenza a tutte le imprese di prossimità che saranno aperte anche il 14 e il 15 agosto. Ci stiamo inoltre impegnando a garantire la sicurezza delle nostre attività e in questo senso il tassello, costituito dall’intesa per il rilancio della Galleria Umberto, è solo un primo passo. Noi siamo pronti a collaborare con la vigilanza privata e contribuendo alla videosorveglianza anche in altre zone di Napoli”.

Taglio della spesa, i dati dell’inflazione in Campania

Il taglio alla spesa, a causa dell’inflazione (i dati nelle tabelle in allegato) dunque, inciderà sulla capacità di spesa dei consumatori. Secondo le stime raccolte dal Centro Studi di Confesercenti Napoli e Campania c’è stato un crollo dal primo all’attuale trimestre. Si è passati da un +9% di gennaio/febbraio/marzo all’attuale -0.3% che può diventare -0,9% alla fine del 2022. L’aumento dei prezzi sta spingendo i consumatori anche a ridistribuire il budget tra le voci di spesa, in un quadro condizionato dall’aumento delle spese fisse, che valgono ormai metà del bilancio familiare.

La quota di spesa media mensile familiare – in Italia come in Campania – impegnata dalle spese di casa e dalle utenze (abitazione, acqua, elettricità e gas), infatti, passa dal 37,4% del 2021 al 42% dei primi sei mesi del 2022, 52,3% se si considerano anche le spese dei trasporti (dati Confesercenti Nazionale). L’aumento dei prezzi dell’ultimo anno, infatti, si è concentrato soprattutto su beni energetici e carburanti. Il tasso di inflazione medio del +6,6% stimato per il 2022, infatti è dovuto soprattutto agli incrementi registrati da elettricità, combustibili e spese per l’abitazione (+2,5%) e trasporti (+1,5%), che insieme determinano una variazione dei prezzi del +4%, mentre i prodotti alimentari contribuiscono per il +1,4% e tutti gli altri beni e servizi +1,2%.

Un aumento cui corrisponde una diminuzione di tutte le altre voci. Abbigliamento e calzature, ai mobili, articoli e servizi per la casa, comunicazione, ricreazione, spettacoli e cultura, servizi ricettivi e di ristorazione, persino spese per la salute, e ciò avviene anche in Campania.

(Foto di Gerd Altmann da Pixabay)

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