A Pompei si scava nel retro del “giardino incantato”, lo stupefacente spazio dipinto con il grande larario che fu riportato alla luce nel 2018, e a sorpresa là dove ci si aspettava una casa importante e fastosa, vengono fuori ambienti modesti ma pieni di dignità, dove non mancano oggetti raffinati e persino un fascio di documenti che il calco in gesso ha fatto incredibilmente riapparire.
In una stanza un armadio rimasto chiuso per duemila anni con tutto il suo corredo di stoviglie all’interno, piattini di vetro, ciotole di ceramica, vasi. In un’altra un tavolino ancora apparecchiato con le sue suppellettili, un letto, una cassapanca.
Nella città campana che dall’80 a.C. era diventata una colonia romana, questa era una situazione molto diffusa, sottolinea il direttore del Parco Archeologico: “Una realtà che riguardava una gran parte della popolazione, eppure fino ad oggi poco documentata e raccontata”.
“Un lavoro di squadra straordinario, una bellissima storia di riscatto, Pompei non smette di stupire”, commenta il ministro della Cultura, Dario Franceschini.
>>> GUARDA LA FOTOGALLERY <<<
>>> GUARDA LA VIDEOGALLERY <<<
Domus del “Larario”: frammenti di quotidianità della Pompei del ceto medio