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Gragnano. Tragedia di Alessandro, il dolore del vescovo Alfano: “Nessuno può lavarsi le mani”

vescovo francesco alfano

“Ho sentito forte in queste ore, l’esigenza di comunicare con voi tutti, il mio cuore è abitato da sentimenti combattuti e contrastanti. Abbiamo assistito ancora una volta ad una tragedia che continua a lasciarci senza parole: siamo tutti sconvolti, emotivamente e moralmente”. Comincia così la lettera che monsignor Francesco Alfano, arcivescovo della Diocesi Sorrento-Castellammare indirizza a tutta la comunità dopo la morte di Alessandro, il 13enne di Gragnano morto suicida per essere stato tormentato dai bulli.

Gragnano. Tragedia di Alessandro, il dolore del vescovo Alfano: “Nessuno può lavarsi le mani”

La morte di un ragazzo, che si stava appena affacciando alla vita, è sempre innaturale, crudele e insensata. – ha continuato Alfano – Quando ad essa sono legati moventi dettati dalla violenza verbale e psicologica da parte di altri adolescenti e giovanissimi, gli stessi che dovrebbero condividere la bellezza della stagione dei sogni, ci rendiamo conto che l’allarme è suonato e non possiamo far finta di nulla. Quale è la nostra responsabilità? Nessuno può lavarsi le mani.

Occorre mettersi in ascolto gli uni degli altri, facendoci, al tempo stesso, promotori di azioni concrete e compagni di viaggio delle nuove generazioni. Si affacciano in un mondo che non hanno ancora sconosciuto e che troppo presto si mostra insidioso e pericoloso, addirittura mortale. Rivolgo un appello, con tutto l’amore che ho, alla comunità e alle istituzioni. La scuola, la politica, la Chiesa. Uniamoci, prima che sia troppo tardi.

“Cerchiamo di capire, senza giudicare”

Cerchiamo di capire, senza giudicare di sostenere e non di additare. Siamo chiamati a praticare un’educazione sentimentale che offra ai giovani nuovi modelli e percorsi formativi capaci di sradicare pregiudizi e stereotipi di genere, non con l’atteggiamento del maestro, ma con la vicinanza del fratello maggiore.

Nei luoghi di incontro e di aggregazione, siano dunque previste figure professionali specializzate nella relazione con l’altro, capaci di mediare, accompagnare ed intuire. – ha concluso il vescovo –  A Dio, come figli che non perdono la speranza anche nel momento della prova, affidiamo l’anima chi ci ha preceduto nell’incontro con Lui: il suo infinito amore di Padre faccia sentire quel calore dell’abbraccio, che sulla terra si è spento troppo in fretta”.

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