I miti, in particolare quelli di metamorfosi, dissimulano una verità dietro la finzione. La metamorfosi non va intesa soltanto come passaggio di stato, trasformazione, ma anche come manifestazione di una natura riposta.
Il cacciatore mutato in cervo assiste impotente all’emersione della propria parte inumana, dell’animale che è sempre stato e ha dimenticato di essere. Allo stesso modo, la ninfa che diventa lauro e il giovane che rinasce fiore tornano a una dimensione originaria di unità del vivente, a quella che Merleau-Ponty definiva comunione indivisa. Trasformandosi in lauro per sfuggire ad Apollo, la Dafne di Ovidio incontra il destino scritto nel nome che porta. Nome di pianta: daphne significa alloro, lauro. C’è dunque coerenza – metodo – nella metamorfosi.
Di quella comunione, di quell’indistinto, le piante sono parte essenziale. Gli erbari sono anche repertori mitologici. Non a caso, la poesia vi attinge da sempre. Ma selve e giardini sono molto più di mere scenografie, tra paesaggi sublimi e luoghi ameni. Sono il mondo, se si considera che l’80 % della biomassa è fatto di piante.
Venerdì 16 settembre alle Terme Maschili del Parco Archeologico di Ercolano (corso Resina 187, Ercolano) l’attrice Teresa Saponangelo e il botanico Stefano Mancuso si incontreranno e intratterranno il pubblico proprio sul concetto e lo stato di metamorfosi in una narrazione che dalla poesia ovidiana (indubbiamente il testo più conosciuto e amato che ha ispirato e ispira scrittori, poeti, artisti e perfino stilisti) arriverà, in uno scambio continuo e proficuo, alle metamorfosi della natura, quelle a cui assistiamo da millenni e quelle alle quali dovremo prepararci in vista anche di un cambiamento inevitabile della natura che ci circonda.
«Forse proprio il poema di Ovidio – ha dichiarato Teresa Saponangelo – arriva maggiormente a un pubblico eterogeneo come quello che ci auguriamo di avere. E questo perché è immediato da recepire, soprattutto nel contesto in cui lo leggeremo. Il Parco è diventato un luogo meraviglioso in questi anni perché è stato fatto un lavoro prestigiosissimo. Sono molto felice di poterlo rivederlo ora, dato che manco da qualche anno».
Sulla metamorfosi in corso nel pianeta Gennaro Carillo, direttore artistico degli incontri, dice: «Noi siamo fatti di materia, l’uomo è parte della natura, è parte della materia. Non ci sono grandi differenze gerarchiche. Anzi, pensare alle differenze gerarchiche ci ha messo in una situazione molto seria e delicata. La presunta superiorità dell’animale uomo su tutto il resto del vivente, in un certo senso è come se lo avesse autorizzato a fare scempio del vivente considerando follemente la natura come una risorsa illimitata quando sappiamo bene tutti che la natura non lo è».