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Pompei, Casa Borrelli: Ora l’ex sindaco Amitrano rompe il silenzio

Sgombero coatto dell’ospizio, la storia infinita. Ora l’ex sindaco rompe il silenzio e svela: “Atto preso nell’unico interesse dei nonnini che vivevano sotto un tetto non sicuro. Questa vicenda è stata crudelmente strumentalizzata da personaggi che facevano parte della mia Amministrazione e che oggi siedono in consiglio comunale”. Parola di Pietro Amitrano.

Ovvero l’ex sindaco di Pompei che il 25 settembre del 2019 avallò lo sgombero per ragioni di sicurezza dello storico ospizio Carmine Borrelli in via Lepanto. Al momento dello sfratto, nella casa di riposo erano ricoverati 29 nonnini. Lo sgombero, che oggi l’ex primo cittadino etichetta come “vicenda spinosa e “gravosa” in termini di responsabilità decisionale” fu imposto da una contestata ordinanza che, tra le altre cose, attestava la “inadeguata staticità e la vulnerabilità sismica” dell’edificio.

L’ultimo mandato politico di Amitrano – appartenente al Partito Democratico – resterà in pratica e per sempre “segnato” dalla presunta onta di aver deciso per uno sfratto “ingiusto”. Da qui, già nel 2019, si scatenarono aspre polemiche prima della sfiducia anzitempo votata per “mandarlo a casa” da 11 consiglieri alleati: un fuoco amico e stop, fine della storia.

L’ex sindaco, oggi, però rompe gli indugi. Decide di farlo, Amitrano, dopo l’ultima sentenza del Tar Campania – presidente Ida Raiola – che respingendo il ricorso presentato in Tribunale da 19 nonnini ha considerato infine come legittimo l’intero iter seguito nel 2019 dal Comune di Pompei. “L’indagine – può leggersi nella motivazione – è stata realizzata tenendo conto della natura mista del fabbricato, costruito in diversi periodi storici, e ne è risultato il degrado dei materiali”.

In particolare del calcestruzzo dell’edificio ospitante la casa di riposo, che presenterebbe livelli di carbonatazione “tale da rendersi visibile a occhio nudo” e dunque passibili di “corrodere le barre dell’armatura” o di causare “la crisi degli elementi verticali in prossimità delle aree di apertura e di alcuni solai”. “Ho sempre ritenuto prioritarie la ristrutturazione completa della casa di riposo e la riqualificazione di Via Nolana – commenta oggi l’ex sindaco – mai nessun’altra motivazione ha mosso la mia azione amministrativa se non il perseguimento del bene della nostra amata Pompei e lo spirito di servizio ad essa dedicato”.

Adesso, il futuro della casa di riposo sembra essere sempre più legato all’inizio dei lavori per il faraonico progetto Eav da 67 milioni di euro. Il potenziamento delle ferrovie regionali, per assicurare il raccordo della viabilità esistente al nuovo sistema, prevede l’allargamento di via Scacciapensieri all’incrocio con via Lepanto. Tutto presuppone quindi l’abbattimento della chiesa pertinenziale e della casa di ricovero Borrelli. L’inizio dei lavori per il progetto Eav, dopo l’ultima sentenza del Tar Campania, sembra quindi vicinissimo.

Anche sul punto, oggi, Amitrano precisa: “Nelle proposte fatte da me e dai miei dirigenti non si è mai parlato dell’abbattimento della casa di riposo. L’intervento avrebbe dovuto (e deve) riguardare solo ed esclusivamente la chiesetta, che in ogni caso sarà ricostruita nei terreni di proprietà della delegazione pontificia a fianco alla casa di riposo, e che ad intervento ultimato dovrà essere ceduta complessivamente al Comune. Come reso evidente, infatti, dalle diverse note inviate dal sottoscritto all’Eav nel 2019 ho sempre asserito che Casa Borrelli deve assolutamente conservare la destinazione per la quale fu donata a suo tempo”.

Pompei, ospizio “Borrelli”: i nonnini perdono, il Tar conferma lo sfratto

L’ultima sentenza sul “caso” dell’ospizio sgomberato ha suscitato molte reazioni anche sui principali social cittadini. “Bruttissimo il modo in cui sono stati sfrattati – scrive su tutti Giuseppe – come delinquenti di notte”. “Vi dovete solo vergognare per quanto avete fatto” gli fa eco Ciro, residente a Pompei. Tra i commenti postati sui social, però, ci sono pure altre versioni: “Questi ricorsi al Tar, con tempi lunghissimi, sono nemici dell’urbanizzazione e dei nuovi progetti che urgono essere effettuati – replica Gennaro attraverso Facebook – alla fine siamo rimasti bloccati per due anni per capire che era stato fatto tutto secondo legge. Per la questione umana, è ovvio che sia tutta un’altra storia”.

Salvatore Piro

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