Per gli inquirenti avevano allestito una piantagione di marijuana a Montemiletto, nel cuore dell’Irpinia. Per questo motivo erano finiti in manette due 20enni di Gragnano: tra questi c’era anche il nipote del boss Di Martino ritenuto a capo dell’omonima cosca con quartier generale a via Iuvani. Secondo le ultime indiscrezioni le indagini si starebbero allargando a macchia d’olio per verificare eventuali altre coltivazioni legate alla criminalità dell’area stabiese e dei monti Lattari. Uno spostamento dei traffici verso l’Avellinese già documentato in passato, ma che avrebbe subìto una forte accelerata dai numerosi blitz delle forze dell’ordine sui Lattari.
La marijuana del clan dei Lattari coltivata in Irpinia: si allargano le indagini
L’operazione era stata effettuata dai carabinieri del comando provinciale di Avellino, nell’ambito del contrasto al fenomeno dello spaccio delle sostanze stupefacenti. Proprio in questo contesto i militari del nucleo operativo e radiomobile della compagnia carabinieri di Mirabella Eclano e quelli della stazione di Montemiletto, con il prezioso e risolutivo ausilio di personale dello squadrone eliportato cacciatori “Puglia”, del VII nucleo elicotteri carabinieri di Pontecagnano e del nucleo cinofili di Sarno avevano eseguito una mirata operazione antidroga.
Un’imponente coltivazione di piante di canapa indiana nell’agro di Montemiletto
Era stata così scoperta di un’imponente coltivazione di piante di canapa indiana nell’agro di Montemiletto e, al contempo, sono stati arrestati i due giovani pregiudicati legati al clan Di Martino, che stavano già adoperandosi per la raccolta e l’essicazione delle infiorescenze. Nel corso delle operazioni, gli oltre trenta militari operanti avevano fatto irruzione all’interno di un casolare situato in una località periferica. E’ qui che Molinari e Adinolfi avevano creato – nel contermine appezzamento – una fiorente piantagione di canapa indiana, meticolosamente irrigata attraverso un articolato sistema cosiddetto “a goccia”.
Il trasporto delle infiorescenze
Il processo produttivo prevedeva poi una seconda fase, in cui le infiorescenze, dopo essere state raccolte, venivano trasportate in alcuni locali dello stesso stabile, appositamente attrezzati, per favorire una veloce essiccazione. L’operazione di polizia, resa ancor più complicata dalla folta vegetazione che circonda l’immobile e la piantagione, si era protratta per diverse ore. Mentre le oltre mille piante (tutte mature ed alte – per la maggior parte – oltre i 2 metri) erano state sradicate, campionate e distrutte.