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E’ ritenuto il mandante dell’omicidio di Pietro Scelzo (alias ‘o nasone), ucciso tra i vicoli del rione Capo Rivo di Castellammare di Stabia il 18 novembre 2006. Per questo motivo è stato condannato all’ergastolo Vincenzo Ingenito (nella foto), 45enne già noto alle forze dell’ordine, cognato del boss Luigi D’Alessandro e ritenuto affiliato alla cosca di Scanzano.

Nelle scorse ore la sentenza del Tribunale di Torre Annunziata, che ha accettato la richiesta di condanna formulata dal pm dell’Antimafia, Giuseppe Cimmarotta. Ingenito era l’ultimo imputato rimasto a processo per l’agguato che fu consumato in vico Pace. Pietro Scelzo fu ucciso nell’androne del cortile della propria abitazione con undici colpi di arma da fuoco, esplosi da una pistola calibro 9.

Castellammare, omicidio di Pietro Scelzo: condannato all’ergastolo il mandante del raid di camorra

‘O nasone fu punito per tradimento dopo il suo passaggio nelle fila del clan rivale degli Omobono – Scarpa. Per conto del quale stava gestendo lo spaccio di sostanze stupefacenti nel quartiere del centro antico di Castellammare. A quell’esecuzione di camorra aveva assistito un giovane disabile, che testimoniò e fece arrestare i due esecutori materiali.

Guidava lo scooter Vincenzo Guerriero (condannato all’ergastolo e morto suicida in carcere cinque anni fa). A sparare fu invece Pasquale Rapicano, alias Lino ‘o capone, diventato nel frattempo collaboratore di giustizia dopo la condanna definitiva all’ergastolo per questo delitto.

Le decisive dichiarazioni del pentito

E proprio le dichiarazioni di Rapicano hanno permesso di risalire ai presunti organizzatori di quest’omicidio di camorra. Omicidio consumato nell’ambito della faida di camorra tra i D’Alessandro e gli scissionisti degli Omobono – Scarpa. Faida che insanguinò le strade di Castellammare negli anni compresi tra il 2005 e il 2008. Proprio ‘o capone ha indicato Ingenito quale mandante dell’omicidio. Mentre a fare da “specchiettista” fu Antonino Esposito Sansone (alias Lino ‘o minorenne), morto in carcere lo scorso anno per cause naturali.

Sempre secondo le rivelazioni del collaboratore di giustizia, il delitto fu deciso dai vertici del clan D’Alessandro durante una cena svolta con gli affiliati in un agriturismo stabiese. L’omicidio fu poi “festeggiato” a Scanzano con lo champagne. “Come ricompensa per il lavoro eseguito – riferì Rapicano ai magistrati dell’Antimafia – la cosca di Scanzano ci fece avere 6mila euro ciascuno, un’automobile e una moto nuova”. L’omicidio di Scelzo integrava la finalità mafiosa di affermare il predominio del clan D’Alessandro nel territorio di Castellammare di Stabia, insieme al suo pieno controllo delle relative piazze di spaccio a scapito del clan rivale Omobono – Scarpa.

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