E’ stato vittima di una “importante disfunzione psicologica“, sorta dopo il furto in casa subìto il 4 settembre 2021, l’autotrasportatore 54enne Vincenzo Palumbo, sotto processo a NAPOLI per il duplice omicidio volontario aggravato di Tullio Pagliaro e Giuseppe Fusella, i due ragazzi di Portici uccisi a colpi di pistola a Ercolano, la notte tra il 28 e 29 ottobre 2021, mentre erano in auto davanti all’abitazione dell’imputato, che li aveva scambiati per due ladri.

A parlare, oggi, davanti ai giudici della Corte di Assise di Napoli è stato un consulente del legale di Palumbo, l’avvocato Giovanni Abet, lo psichiatra Alfonso Tramontano. Oggi, nell’aula 115, i giudici della prima sezione della Corte di Assise di Napoli, hanno ascoltato solo il medico che ha risposto a una singola domanda rivolta dall’avvocato difensore di Palumbo.

Era prevista che venisse ascoltata anche una donna, una testimone oculare, l’ultima persona ad avere visto i due ragazzi ancora in vita, ma per problemi di notifica, verrà ascoltata in occasione della prossima udienza, il 3 novembre, quando si terrà anche il controesame del consulente.

Secondo il medico psichiatra Tramontano l’imputato è totalmente capace di intendere e di volere anche se il furto, con i malviventi riusciti ad entrare nottetempo nella sua abitazione, avrebbe provocato in Palumbo una vera e propria crisi di nervi che ha raggiunto l’apice la notte in cui Tullio e Giuseppe sono stati uccisi.

“Le evidenze clinico-documentali riportate e le argomentazioni forensi sviluppate, – scrive Tramontano nelle conclusioni della sua consulenza specialistica di parte – supportano il riconoscimento negli eventi del 4 settembre (e nell’ulteriore intrusione dopo un mese circa) del fattore che innesca le sequele psicopatologiche descritte, corrode il normo-funzionamento (o, comunque, il funzionamento dominante per cinquanta anni) del Palumbo e provoca, al ripresentarsi di uno stimolo attivante, il drammatico precipitare dei fatti inducendo una Reazione Nevrotica Abnorme stress correlata“.

Per il consulente dell’avvocato difensore dell’imputato: “Tale condizione psicopatologica assume indubbio rilievo forense per la frattura evidente con lo stile di vita del Palumbo, per la netta, chiara e rilevante sproporzione tra avvenimento causale e risposta, per la presenza di un restringimento della coscienza e dismnesie, per la presenza di idee preconcette e prevalenti, per l’assenza di alterazioni degli istinti recitate o finalizzate, per la traboccante partecipazione emotiva e per il relativamente rapido riordino mentale e comportamentale dopo il reato”.

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