Casa Borrelli in fiamme a Pompei. Salvato clochard rifugiatosi tra le “rovine” dell’ex ospizio

Si era clandestinamente introdotto nella struttura per ripararsi dal freddo della notte. Il clochard aveva inoltre accanto a sé diverse bottiglie di vino e liquore. Le cause dell'incendio, al momento, sono ignote

Ospizio in fiamme, salvato un clochard a Pompei. È stata una notte di paura quella appena trascorsa in Via Lepanto 235, dove un vasto incendio sulla cui matrice ora indagano i Carabinieri di Torre Annunziata ha distrutto il piano terra dell’ex ospizio “Carmine Borrelli”: la casa di riposo per anziani sgomberata con la forza il 25 settembre 2019 dopo una delibera adottata dal consiglio comunale di Pompei “per ragioni di sicurezza”.

Le fiamme, questa notte, hanno avvolto l’intero primo piano dello stabile, “salva” invece la vecchia cappella annessa alla casa di riposo. Sul posto, dopo i primi allarmi lanciati dai residenti della zona, sono immediatamente intervenute le forze dell’ordine, poi i Vigili del Fuoco: un intervento decisivo per salvare la vita a un clochard di origine russe che, al momento del rogo, stava dormendo al primo piano.

Il clochard, sembra di origini russe, molto probabilmente, si era clandestinamente introdotto nella struttura per ripararsi dal freddo della notte. Una volta domato l’incendio, i carabinieri sono riusciti a mettere in salvo l’uomo, descritto come in stato confusionale. Secondo le prime ricostruzioni, il clochard aveva inoltre accanto a sé diverse bottiglie di vino e liquore. Le cause dell’incendio, al momento, sono ignote.

Sul rogo stanno però indagando i Carabinieri, che non escludono nessuna pista. L’ospizio, nel frattempo, è tornato a essere deserto, ma versa ormai in uno stato di degrado ed abbandono pressoché totale. Ad ordinane lo sgombero coatto nel 2019 fu una contestatissima ordinanza che, tra le altre cose, attestava la “inadeguata staticità e la vulnerabilità sismica” della struttura fino a quel momento gestita dalla “fallimentare” società partecipata Aspide, nata nel 2004 come azienda di servizi del Comune di Pompei e finita poi in liquidazione il 15 novembre 2012. La stessa partecipata avrebbe a oggi accumulato una montagna di debiti – circa 1,2 milioni di euro – che hanno infine provocato un gigantesco buco di bilancio e il dramma della disoccupazione per 13 ex addetti all’ospizio.

Il Tar Campania – Presidente Ida Raiola – il mese scorso, dopo un ricorso amministrativo presentato da 19 nonnini sgomberati, ha però considerato legittimo l’iter burocratico seguito dal Comune.

“L’indagine – può infatti leggersi nell’ultima sentenza – è stata realizzata tenendo conto della natura mista del fabbricato, costruito in diversi periodi storici, e ne è risultato il degrado dei materiali”. In particolare del calcestruzzo dell’edificio ospitante la casa di riposo, che presenterebbe livelli di carbonatazione “tale da rendersi visibile a occhio nudo” e dunque passibili di “corrodere le barre dell’armatura” o ancora di causare “la crisi degli elementi verticali in prossimità delle aree di apertura e di alcuni solai”.

Il 25 settembre 2019, la casa di riposo da 32 posti letto fu sgomberata per “ragioni di sicurezza”. Al momento dello sfratto, nell’ospizio donato nei primi del ‘900 ai poveri di Pompei dalla nobildonna Concetta D’Arienzo, erano ricoverati 29 nonnini.

Adesso, il futuro della casa di riposo sembra essere sempre più legato all’inizio dei lavori per il ricco progetto Eav da 62 milioni di euro. Il potenziamento delle ferrovie regionali, per assicurare il raccordo della viabilità esistente al nuovo sistema, prevede l’allargamento di via Scacciapensieri all’incrocio con via Lepanto. Il progetto prevede quindi l’abbattimento della chiesa pertinenziale e della casa di riposo “Borrelli”.

Salvatore Piro

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