Pompei: “Casa Borrelli”, ecco come sarà stravolto lo storico ospizio

Il cronoprogramma promette la fine del cantiere entro gennaio 2025. Sarà una corsa contro il tempo, considerando il ritardo già accumulato. La posa della prima pietra era stata preventivata lo scorso settembre

“Casa Borrelli”, lavori al via dopo l’ultimo incendio. Ecco come sarà stravolto lo storico ospizio. A svelarlo (vedi foto) è stata oggi proprio Eav (Ente Autonomo Volturno), ovvero la società regionale dei trasporti  che – tramite la concessionaria Consorzio Ferroviario Vesuviano – ha ufficialmente dato il via al ricco appalto da 61 milioni e 800 mila euro totali per il maxi-intervento di “compatibilizzazione della linea ferroviaria nel Comune di Pompei”.

Un progetto aspramente criticato da 5 comitati civici e circa quattromila residenti che, nel 2018, raccolsero altrettante firme all’esito di una sentita petizione popolare indetta da attivisti e stimati tecnici della zona per chiedere all’Amministrazione un deciso impegno per lo stop al cantiere.

E, invece, i lavori si faranno. Nonostante le proteste

Per quanto riguarda “Casa Borelli”, il futuro della storica casa di riposo con sede in via Lepanto 235 sembra essere sempre più legato all’inizio dei lavori finanziati da Eav per più di 60 milioni di euro. Il potenziamento delle ferrovie regionali, al fine di assicurare il raccordo della viabilità esistente al nuovo sistema, prevede infatti l’allargamento di via Scacciapensieri all’incrocio con via Lepanto. Il cantiere servirà quindi all’abbattimento della vecchia chiesa pertinenziale annessa alla casa di riposo, che sarà però ricostruito e “riqualificato”.

A prometterlo, oltre a Eav e al Consorzio Ferroviario, è oggi anche l’impresa esecutrice delle opere civili e tecnologiche: una Spa del nord, la “Pizzarotti” di Parma. La società per azioni emiliana, a seguito delle proteste e in accordo con l’amministrazione comunale, ha già previsto alcune modifiche al progetto: i sensi di marcia per i “tronchi stradali” che interessano i collegamenti tra via Fucci e via Crapolla II, le intersezioni viarie dove il vecchio e contestato progetto – approvato nel 2019 dalla giunta comunale – prevede inoltre la maggior parte degli espropri per pubblica utilità.

Lavori al via

Il cronoprogramma, da ora affisso anche all’esterno della storica casa di riposo di Pompei, promette la fine del cantiere entro gennaio 2025. In buona sostanza, sarà una corsa contro il tempo, considerando anche il ritardo iniziale già accumulato. La posa della prima pietra era stata preventivata nel settembre 2022. Ritardi dovuti anche all’ultimo incendio che, la settimana scorsa, ha visto andare in fiamme parte dello storico ospizio.

Il 6 ottobre, infatti, un vasto incendio, sulla cui matrice continuano a indagare i Carabinieri di Torre Annunziata, distrusse il piano terra dell’ex ospizio “Carmine Borrelli”: la casa di riposo sgomberata con la forza il 25 settembre 2019 dopo una delibera adottata dal consiglio comunale di Pompei “per ragioni di sicurezza”. Le fiamme, la scorsa settimana, avvolsero il primo piano dello stabile, “salvando” invece la vecchia cappella annessa alla casa di riposo. Sul posto, dopo i primi allarmi lanciati dai residenti, ci fu l’immediato intervento delle forze dell’ordine, poi dei Vigili del Fuoco, decisivi infine per salvare la vita a un clochard di origine russe che, al momento del rogo, stava dormendo al primo piano. Il clochard, molto probabilmente, si era clandestinamente introdotto nella struttura per ripararsi dal freddo della notte.

L’ospizio, nel frattempo, è così tornato a essere deserto. A ordinarne lo sgombero coatto, nel 2019, fu una contestatissima ordinanza che, tra le altre cose, attestava la “inadeguata staticità e la vulnerabilità sismica” della struttura fino a quel momento gestita dalla società partecipata Aspide, nata nel 2004 come azienda di servizi del Comune e finita poi in liquidazione il 15 novembre 2012.

Il Tar Campania – Presidente Ida Raiola – il mese scorso e dopo un ricorso amministrativo presentato da 19 nonnini sgomberati ha però considerato legittimo l’iter burocratico seguito dal Comune di Pompei. “L’indagine – può leggersi nella sentenza – è stata realizzata tenendo conto della natura mista del fabbricato, costruito in diversi periodi storici, e ne è risultato il degrado dei materiali”. In particolare del calcestruzzo dell’edificio ospitante la casa di riposo, che presenterebbe livelli di carbonatazione “tale da rendersi visibile a occhio nudo” dunque passibili di “corrodere le barre dell’armatura” o di causare “la crisi degli elementi verticali in prossimità delle aree di apertura e di alcuni solai”.

Il 25 settembre 2019, la casa di riposo da 32 posti letto fu sgomberata per “ragioni di sicurezza“. Al momento dello sfratto, nell’ospizio donato nei primi del ‘900 ai poveri di Pompei dalla nobildonna Concetta D’Arienzo erano ricoverati 29 nonnini.

Salvatore Piro 

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