Omicidio di Antonio Fontana ad Agerola nel luglio del 2017: a fare fuoco furono i killer del clan D’Alessandro di Castellammare di Stabia. E’ questa l’indiscrezione, riportata dal quotidiano Metropolis, agli atti dell’inchiesta sull’uccisione di Fontana alias ‘o fasano. Alla ribalta delle cronache alcune intercettazioni della Direzione Distrettuale Antimafia (Dda) di Napoli che hanno per protagonista Vincenzo De Gregorio, uomo legato al boss della camorra stabiese Sergio Mosca.
Omicidio Fontana ad Agerola: a fare fuoco furono i killer del clan D’Alessandro di Castellammare
De Gregorio avrebbe detto ad un amico che “A Castellammare comandano i D’Alessandro. La volta scorsa hai visto che hanno ucciso a quello là, il pentito?”. Il riferimento, secondo l’Antimafia, sarebbe proprio all’omicidio Fontana avvenuto cinque anni fa all’esterno di una pizzeria ad Agerola. L’intercettazione è stata depositata agli atti del processo scaturito dall’inchiesta “Domino” che vede alla sbarra numerosi esponenti di spicco del clan D’Alessandro.
Antonio Fontana, ex collaboratore di giustizia, avrebbe dovuto testimoniare in diversi procedimenti giudiziari contro la cosca che vede nel rione “Scanzano” di Castellammare la sua roccaforte. L’ipotesi è che proprio per questo motivo sia stato ucciso dal clan la sera dell’8 luglio 2017. Contro il 60enne furono esplosi dieci proiettili: i killer si dileguarono poi lungo le strette stradine dei monti Lattari a bordo di un’utilitaria.
Le indagini in corso verso la cosca di Scanzano
Sul caso stanno tuttora indagando i pm dell’Antimafia partenopea, i carabinieri del gruppo di Torre Annunziata, della compagnia di Castellammare e della stazione di Agerola. I militari riuscirono addirittura ad individuare la targa del veicolo utilizzato dai sicari che risultò però rubata. La pista più battuta, insomma, resta quella che porta a Scanzano. ‘O fasano negli anni passati collaborò con le forze dell’ordine contribuendo all’arresto di diversi esponenti della cosca fondata da Michele D’Alessandro.