It’s not the side-effects of the cocaine
I’m thinking that it must be love
(“Station To Station”)

Napoli omaggia – a sei anni dalla sua scomparsa – Davide Bowie, l’artista conosciuto al grande pubblico come il divo dagli occhi dal doppio colore: uno blue, l’ altro marrone. Un segno particolare per un pugno sferrato durante una lite adolescenziale. Per una contesa d’amore con un suo compagno di scuola, George Underwood, che sarebbe diventato poi suo grande collaboratore.

Trasformista, carismatico, innovatore e mutante, David Bowie – pseudonimo di David Robert Jones – cantautore, polistrumentista e attore, è passato dal look mod degli anni giovanili, poi allo stile hippie e in seguito, grazie anche alle sue frequentazioni musicali, è approdato al Glam Rock.

Da alieno androgino a Ziggy Stardust. Ziggy ha stipulato un patto con un alieno proveniente da Marte. E, all’apice del successo, lo uccide, per diventare un altro se stesso il Duca Bianco.

E nessuno più di lui ha dimostrato che il rock non è una scienza esatta

Calzando i suoi diversi alter ego iconici, Bowie – uomo che difende le sue  fragilità – rivive nelle sale del Pan di Napoli – attraverso le foto dell’amico e fotografo Andrew Kent, che si susseguono tra  gli oggetti e le copertine delle riviste e gli LP, video e ricordi e frasi sulle pareti, come a dispiegarsi tra le pagine di un libro, a raccontare un periodo particolare della vita del “sottile Duca Bianco” e il successo dell’ Isolar tour.

La mostra, al Palazzo delle Arti Napoli, David Bowie: the passenger. By Andrew Kent, inaugurata lo scorso 24 settembre e realizzata dal produttore Salvatore Lacagnina, della società Navigare, con il patrocinio del Comune di Napoli – conduce i visitatori attraverso le tappe del tour del “Thin White Duke” algido, ieratico, elegante nella sua magrezza e con il suo pallore diafano.

Sono 25 le tappe come quelle del progetto musicale Station to station, che viene raccontato attraverso sessanta scatti che, finestre sul mondo, immortalano il “nuovo Bowie Duca Bianco” che indossa pantaloni neri a pieghe, panciotto e camicia bianca, e dai capelli biondo rame impomatati all’indietro. Algido e aristocratico, alienato dalla noia urbana e isolato nel suo mondo di musica nuova.

Una costellazione di foto B&W, e a colori nella Piazza Rossa di Mosca, o ancora nell’invalicabile Berlino Est durante la tappa tedesca, che portò a sodalizi importanti come quello con Iggy Pop e alla nascita di capolavori, uno su tutti, il brano “The Passenger” (1977); o ancora a Londra, dove ebbe luogo il noto “incidente ideologico della Victoria Station”. L’ artista faceva ritorno nella sua Inghilterra dopo tre anni di assenza per un’esibizione al Wembley Empire Pool;  arrivato in stazione venne fotografato – a bordo di una Mercedes-Benz – col braccio alzato nel saluto nazista ad accogliere i fan accorsi sul posto. La foto creò scalpore e il gesto fu condannato dalla stampa britannica, lo stesso Bowie fu costretto a diramare un comunicato di smentita.

Numerosi sono anche i ricordi personali di Kent – tratti dai suoi diari –  su specifici episodi, che accompagnano il percorso espositivo in cui è possibile ammirare anche riproduzioni di abiti (grazie alla collaborazione dell’Accademia di Belle Arti di Bologna e alla professoressa Rossella Piergallini) e dei luoghi dell’avventura europea di Bowie a metà degli anni ’70: dal vagone del treno che lo portò fino a Mosca, alla sua stanza di albergo a Parigi.

E ancora microfoni, manifesti e memorabilia varie accompagnano il visitatore in un viaggio spettacolare ed immersivo tra i ricordi più affascinanti della carriera dell’iconico artista dalle mille identità.

Qui c’è tutto Bowie: Starman, l’Uomo delle Stelle.

È da quando sono nato che cerco un’identità. Credo solo nelle mie azioni. Rinnego sempre il passato, vivo per il futuro. Penso di essere il peggior nemico di me stesso…
(David Bowie)

Apertura al pubblico dalle ore 9:30 di sabato 24 settembre fino a domenica 29 gennaio 2023, tutti i giorni con orario continuato. www.mostradavidbowie.it

Ornella Scannapieco

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