Intervista vicequestore Palumbo Pompei

Trentaquattro chilogrammi di droga purissima, venti kg in più rispetto ai quattordici sequestrati l’anno scorso, 6 arresti, di cui quattro eseguiti su ordine dell’autorità giudiziaria. Poi 10.209 persone controllate, 101 denunce raccolte, quindici proposte inoltrate in Questura, a Napoli, per ottenere altrettanti “fogli di via obbligatori” dalla città di Pompei; 213 multe elevate per guida senza patente o in stato di ebbrezza oppure per auto circolanti lungo le strade della chiassosa movida cittadina, ma senza assicurazione. Ancora venticinque controlli amministrativi, 732 passaporti rilasciati.

Sono questi i numeri della task-force messa in campo, nel primo semestre 2022, dal commissariato della polizia in via Sacra. “Ve li leggo volentieri, sono salvati nel mio pc. Accomodatevi pure, il mio è un ufficio aperto ai giornalisti, ma soprattutto ai cittadini di Pompei. E, a maggior ragione, alle donne e alle giovani vittime ancora oggi di violenza o di abusi sessuali. Li considero la più importante sfida che le forze dell’ordine sono chiamate a contrastare, un’aberrazione senza precedenti”, confida il vicequestore Antonella Palumbo.

Pompei, intervista esclusiva al vicequestore Antonella Palumbo: “Donne, denunciate gli abusi. L’amore non è sottomissione”

Qui a Pompei in carica dal 2020, il vicequestore ci spalanca le porte della sua stanza, ampia e luminosa, con vista centrale sullo storico campanile del Santuario dedicato alla Beata Vergine. E’ una mattina tiepida di metà ottobre, sembra quasi primavera: il sole riscalda, la luce penetra dalla grossa finestra che è alle spalle del vicequestore. Un misto di tepore e di cortese accoglienza, il clima ideale per alleggerire un’intervista “dura” che parla infatti di arresti, droga, criminalità locale. Soprattutto dell’odiosa piaga rappresentata da femminicidi, violenza domestica e abusi sulle donne.

Grazie per la disponibilità, vicequestore. Iniziamo subito. Qual è, a suo giudizio, la più grave emergenza criminale che attanaglia la città di Pompei?

Non credo ne esista una in particolare. Pensi che, nonostante il ritorno in massa del turismo dopo la pandemia da Covid-19, non abbiamo raccolto alcuna denuncia di borseggio relativa al 2022. Il territorio resta infatti controllato anche grazie alla sinergia sempre più stretta con carabinieri, finanza, amministrazione comunale, Procura di Torre Annunziata. Ovviamente, restiamo vigili e con gli occhi ben aperti su alcuni fenomeni criminali. Fenomeni che, purtroppo, sono in evidente ascesa.

Si spieghi meglio.

Nel 2022, c’è stata una vera escalation delle truffe online subite in maggioranza da cittadini anziani (nella sola Pompei sono oltre cento le segnalazioni raccolte tra Maggio e Agosto 2022 ndr) oltre alle centinaia di denunce sporte per “phishing” con relativi furti d’identità digitale e dati finanziari: sono ormai all’ordine del giorno. Un consiglio? Sul web, usate sempre e solo le carte prepagate.

Quindi l’allarme baby gang, correlato all’esplosione del fenomeno “movida”, la considera una mera esagerazione giornalistica?

Parlare di baby gang in azione, a Pompei, è inesatto. Non nego l’esistenza di gruppi di ragazzini, sui 12 o 13 anni d’età al massimo, che spesso sfogano illecitamente le loro pulsioni per strada. Tutto ciò, come saprete, accade soprattutto nei cosiddetti weekend chiassosi della movida. Ma, confermo, si tratta di fenomeni dietro ai quali non esistono strategie pianificate o caratteristiche di coordinazione.

Nuovamente, mio malgrado, sono costretto a chiederle di specificare.

Le baby gang vivono di pianificazione definita, una vera e propria strategia condivisa dell’accerchiamento del “branco” contro il più debole. A Pompei, al contrario, per ciò che riguarda gli ultimi episodi di violenza giovanile scoppiati presso il centro commerciale “La Cartiera”, piuttosto che in piazza Bartolo Longo, o nei pressi del McDonald’s in via Roma, hanno agito semplici comitive non organizzate. E’ così che queste comitive sfogano la loro noia. Si tratta di un gravissimo allarme sociale.

Come agiscono queste mini-bande di giovanissimi?

Anche grazie alle indagini svolte dalla Polizia Postale, siamo riusciti a risalire alle origini del fenomeno. Questi ragazzini, durante la settimana, si scrivono, si insultano attraverso il web, poi si danno appuntamento per strada. I loro giorni preferiti sono il venerdì, il sabato e la domenica. E così, nel week-end, dopo gli insulti sui Social, si passa a ‘fare i conti’ per strada.

Quali sono i possibili rimedi contro questa deriva ideologica e culturale?

Rivolgo un accorato appello ai genitori: seguite i vostri figli, interessatevi sempre alle loro amicizie, a cosa scrivono sui social. E, soprattutto, all’insorgere del primo sospetto, non abbiate paura o timore di essere giudicati: correte da noi, dalla Polizia. Siamo sempre aperti, pronti ad aiutarvi, anche per un semplice consiglio su come agire nel modo più appropriato. Il controllo del territorio, a mio giudizio, non si attua con un poliziotto che staziona a ogni angolo di strada, ma con l’impegno e attraverso la condivisione della parte sana della città. Io amo definirlo il “controllo partecipato”: aperto al sociale, alle diversità, alla tutela dei più esposti, l’aiuto ai più deboli.

Un poliziotto a ogni angolo di strada, a Pompei, sarebbe in pratica impossibile. Siete soltanto 46 agenti operativi in una città che è patrimonio Unesco e che è meta, ogni anno, di milioni di turisti.

La carenza di uomini e mezzi riguarda l’intero Paese. Fortunatamente, a Pompei, durante ogni weekend otteniamo rinforzi dal Reparto Prevenzione Crimine Campania.

Altra nota dolente è la scarsa videosorveglianza cittadina.

Attualmente, le telecamere attive sono 30, ne mancano soprattutto in periferia. E’ perciò che ho chiesto all’amministrazione comunale uno sforzo maggiore. Occorre implementare la videosorveglianza. Ho richiesto la possibilità di installare altre nove telecamere.

L’ultima inchiesta condotta dalla polizia di Pompei e dalla Procura di Torre Annunziata ha portato alla sospensione cautelare per un anno dell’ex sindaco Giovanni Zito, il cardiologo adesso accusato di violenza sessuale dopo la denuncia fatta in Commissariato da una sua paziente 70enne. Mi pare di capire che lei, vicequestore, si stia battendo in prima linea per abbattere il muro d’omertà tra le donne vittime di presunti abusi sessuali.

E’ il tema al momento centrale della mia azione. Pensi che, a partire da luglio, qui in commissariato ho fatto predisporre una stanza apposita (vedi foto, ndr), un ambiente “ovattato” e con personale debitamente formato a livello professionale per raccogliere le sole denunce di abusi sessuali sulle donne.

Risultato?

Nel 2022 abbiamo raccolto 4 denunce. E’ evidente come vadano fatti ancora enormi passi avanti per combattere il fenomeno e per spingere le donne a denunciare. L’amore è una scelta, non è una sottomissione.

Quali sono i principali ostacoli da abbattere?

La vergogna delle vittime. Si tratta di un “muro” che deve immediatamente cadere. E’ per questo motivo che abbiamo messo a disposizione delle presunte vittime una stanza dedicata, un luogo sicuro dove poter raccontare a un ispettore della polizia gli abusi subiti. Vorrei dire a tutte le donne che non sono sole: denunciate. Soltanto così potremo aiutarvi concretamente.

La denuncia è il primo passo, mancano però dei reali centri antiviolenza attivi sul territorio.

A Pompei, è vero, manca un vero e proprio centro. Tuttavia, dopo la denuncia, consigliamo alla vittima di recarsi subito presso una casa di accoglienza. In città ne esistono almeno due, che rappresentano inoltre un solido punto di riferimento per l’intero hinterland Vesuviano. Ripeto. Le donne, tutte, giovani o meno, non saranno mai lasciate sole. Tutte le forze dell’ordine, in sinergia con la Procura, sono impegnate in prima linea per sconfiggere questa piaga e abbattere, finalmente, quello che ancora oggi sembra essere un granitico muro fatto di paura, inspiegabile vergogna e conseguente omertà.

Salvatore Piro

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