E per tutta risposta, Lo Sapio, sindaco di Pompei, porta in tribunale la consigliera De Angelis

Dopo la delibera approvata lo scorso 2 settembre dalla giunta comunale di Pompei per tutelare "l'immagine e il nome della Città", nel mirino del sindaco e della sua squadra di assessori sarebbero così finiti diversi commenti postati sui Social dal contenuto forse diffamatorio

Il sindaco querela la consigliera comunale, c’è l’inchiesta della Procura. Luisa De Angelis, la consigliera “scomoda” della maggioranza di governo, è infatti finita sotto indagine per diffamazione tramite l’uso dei Social.

“E’ inutile parlare in modo inutile con chi è inutile”: il sindaco di Pompei accusato di diffamazione

Titolare dell’inchiesta choc – non fosse altro perchè, la medesima indagata, fa parte ancora e almeno formalmente della maggioranza che sostiene il sindaco Carmine Lo Sapio – è il Sostituto Procuratore della Repubblica di Torre Annunziata, Alessandra Riccio. Il pm, ora, vuole vederci chiaro. E’ per questo motivo che ha disposto a breve termine l’interrogatorio della consigliera.

Gli accusati di presunta diffamazione aggravata – entrambi contro i vertici dell’amministrazione comunale – sono in realtà due. Sotto inchiesta, con la stessa accusa, è finito infatti pure il marito della consigliera: G.D.V.

Secondo la Procura, l’uomo avrebbe anch’egli offeso la reputazione del sindaco oltre che dell’assessore al Verde Pubblico del Comune, ossia Vincenzo Mazzetti, tramite un post diffamatorio postato sul Social Facebook.

Sua moglie, Luisa De Angelis, ormai definibile come ex alleata del sindaco, a sua volta è stata querelata dal primo cittadino dopo questa opinione “velenosa” data in “pasto” a Fb: “…pare ci sia un clima di terrore popolare nei confronti di questa amministrazione che sembrerebbe voler sopprimere qualsiasi voce pulita di questa città, rendendo oggetto di controllo abitazioni e attività commerciali…”.

Il post finito sotto la lente d’ingrandimento dei magistrati, dopo la specifica denuncia sporta in Procura dal sindaco, è dello scorso 4 giugno. Ad aprire il varco alla querela “choc” – già definita da alcuni come una sorta di inaccettabile censura postuma (perché scavalcherebbe il limite dell’esimente diritto di critica politica ndr) – è stata l’altrettanto chiacchierata delibera approvata lo scorso 2 settembre dalla giunta comunale di Pompei per tutelare “l’immagine e il nome della Città”.

Nel mirino del sindaco e della sua squadra di assessori sarebbero così finiti diversi commenti postati sui Social e dal contenuto forse diffamatorio. La delibera della discordia, adesso, in tal modo abilita gli avvocati del Comune a richiedere il risarcimento del danno ai giudici.

“E’ una delibera bavaglio” dichiarano alcuni cittadini. “Si tratta di un’azione giusta. Pompei va difesa in tutti i modi” commentano altri. Il provvedimento, insomma, è destinato ancora a fare discutere. E molto. Così come in altri Comuni, dove sindaco e assessori hanno già vinto dei processi. Fra le ultime cause giudiziarie, in ordine di tempo, figura la vittoria del sindaco di Pesaro nonchè coordinatore del Partito Democratico, Matteo Ricci, contro un 50enne, condannato infine a dover sborsare ottocento euro per multa – oltre a tremila euro di risarcimento danni – per aver dato del “codardo” al primo cittadino Dem durante la prima ondata pandemica da Covid-19.

Salvatore Piro

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