“Omicidio volontario”, con queste contestazioni formali si sono chiuse le indagini per la morte di Ugo Russo, 15enne ucciso a Napoli mentre provava a rapinare un carabiniere libero dal servizio. Il 15enne napoletano fu ferito mortalmente nella notte fra il 29 febbraio e il primo marzo 2020, in via Generale Orsini.
Non regge la legittima difesa, fu omicidio volontario
Quattro i colpi esplosi dal carabiniere oggi 26enne e stante ciò per gli inquirenti non regge la tesi della legittima difesa, neppure sotto il profilo dell’eccesso colposo. In particolare, così come riportato dal comitato, emerge “che ci sono state due fasi distinte nella sequenza dell’omicidio: secondo le perizie Ugo viene colpito una prima volta alla spalla vicino l’auto, poi scappa”. A quel punto C.B. “rimette in moto l’auto, la sposta in modo da porre il ragazzo in linea di tiro ed esplode altri colpi di pistola, tra cui – si legge sempre nella nota – quello mortale che colpisce Ugo alla testa quando ormai era vicino al motorino.
Ugo Russo viene colpito mortalmente “mentre è in fuga” scrivono testualmente i pubblici ministeri applicati all’indagine”.
Il carabiniere a processo, ma per gli avvocati conclusioni diametralmente opposte
Il militare dell’arma venne sorpreso da Ugo, che impugnava una pistola poi rivelatasi una replica di quelle vere, mentre era in auto con la fidanzata. Insieme con un complice aveva “puntato” l’orologio del militare che reagì sparando.
Il carabiniere, difeso dagli avvocati Enrico Capone e Mattia Floccher, in servizio in una località del Nord Italia, rischia ora un processo per omicidio volontario che si annuncia quasi esclusivamente tecnico. I legali del carabiniere, attraverso la perizia di due esperti che hanno passato al setaccio le risultanze della consulenza balistica, ritengono invece di essere giunti a conclusioni diametralmente opposte rispetto a quelle formulate dagli inquirenti.
Enzo Russo, padre di Ugo: “Sono stati anni difficili”
“Per la mia famiglia, per mia moglie e i miei altri figli, sono stati e sono anni difficilissimi”. Così Enzo Russo, padre del 15enne, che aggiunge: “Abbiamo sopportato il dolore della perdita di Ugo insieme a pressioni e insulti di ogni tipo perché continuiamo a chiedere giustizia e verità. Abbiamo ricevuto anche tanta solidarietà da chi pensa che la giustizia deve valere per tutte e tutti. Nulla potrà restituirci Ugo, ma ora chiediamo che il processo arrivi presto. Abbiamo bisogno della completa verità”.
“Una parte dei media e dell’opinione pubblica cittadina – si legge nella nota del Comitato – è sembrata molto più interessata alla permanente criminalizzazione di un ragazzo di quindici anni piuttosto che a comprendere cosa fosse effettivamente successo quella notte. A pochi è importato approfondire se ad Ugo fosse stata applicata una pena di morte senza processo, come sembrava indicare fin da subito il luogo del ritrovamento del suo corpo e il colpo alla nuca”
Domani in piazza Parrocchiella a Napoli, il Comitato annuncia una conferenza stampa con la famiglia del 15enne “per prendere parola pubblicamente sulla chiusura delle indagini”.