Da concorso in omicidio a favoreggiamento, reato prescritto: assolto Felice Saccone, 58enne condannato in primo grado, il 31 ottobre 2018, all’ergastolo nel caso dell’omicidio di Ciro Farace, ucciso nel corso della cosiddetta faida di Ercolano il 18 gennaio 2001. A distanza di quasi 22 anni dall’agguato la V sezione della Corte di Assise ha deciso. Riqualificando la condotta di Saccone come favoreggiamento e ha dichiarato il reato prescritto.
Ercolano, condannato in primo grado per l’omicidio di Ciro Ferace: assolto dopo 22 anni Felice Saccone
“Le principali fonti di prova a carico di Saccone – hanno spiegato i due legali di Saccone, gli avvocati Antonio Rocco Briganti e Antonio Barbieri, dello studio Aricò di Roma – erano le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia Ciro Savino e Gerardo Sannino, autori materiali del fatto. La difesa ha sempre contestato la credibilità delle dichiarazioni dei due pentiti, perché discordanti sul ruolo di Saccone nella vicenda.
La Corte di Appello ha evidentemente seguito tale assunto e ha valorizzato unicamente l’aiuto dato da Saccone a Savino dopo il fatto (il quale aveva tra l’altro dichiarato che era stato accompagnato lontano da Ercolano da Saccone) qualificando tale segmento di condotta come favoreggiamento personale”. Insomma secondo l’accusa, dopo l’agguato a colpi di pistola contro Farace, Saccone si sarebbe occupato della fuga dei killer.
L’arresto nel 2019 e la decisione del Tribunale del Riesame
Felice Saccone ha lasciato Ercolano ormai da molto tempo: viveva e lavorava da circa 15 anni a Roma, in una panetteria di via Casilina. Qui il 25 marzo 2019 venne prelevato dalle forze dell’ordine nella panetteria e chiuso in carcere. In quel caso per i magistrati, che ritengono che Saccone abbia fiancheggiato il clan di camorra Birra-Iacomino, ritennero che sussisteva sia il pericolo di fuga sia la reiterazione del reato. Venne successivamente liberato dal Tribunale del Riesame di Napoli in attesa della definizione del giudizio di merito.