bonus fitti truffa guardia di finanza

Truffa sul bonus fitti a Napoli e Caserta per oltre 23 milioni di euro: a fare le domande erano extracomunitari, alcuni anche percettori del Reddito di Cittadinanza, al momento irreperibili nonché persone risultate in realtà decedute. Un sistema fatto di prestanome e cessioni a catena smantellato questa mattina dalla guardia di finanza e dalla Procura della Repubblica di Napoli Nord. L’operazione è stata effettuata dai finanzieri del gruppo di Frattamaggiore: risultano indagati in 29 tra soggetti fisici e giuridici. E’ scattato quindi anche il sequestro preventivo dei crediti pari, appunto, a circa 23 milioni di euro.

Truffa sul bonus fitti a Napoli e Caserta, 29 indagati

L’attività di oggi costituisce un seguito di altre operazioni condotte a marzo e giugno 2022. In quei casi sono stati sottoposti a sequestro crediti fiscali connessi alle agevolazioni introdotte dal cosiddetto “Decreto Rilancio” per 880 milioni di euro. Sono emerse quindi ulteriori negoziazioni fraudolente connesse alla fruizione di canoni di locazione previsti dal Decreto, rivelatesi inesistenti.

I cessionari, quasi tutti extracomunitari irreperibili sul territorio nazionale, avevano comunicato all’Agenzia delle Entrate, attraverso moduli Entratel, la disponibilità di crediti per svariati milioni di euro. Milioni ricevuti da fantomatiche locazioni immobiliari per lo svolgimento d’impresa, in realtà mai avvenute. E’ quindi stata ricostruita l’articolata filiera delle cessioni a catena eseguite dai responsabili.

Domande da extracomunitari con reddito di cittadinanza e persone decedute

Inoltre è stato accertato che tra i cessionari, quasi la metà risultava precettore o richiedente del Reddito di Cittadinanza. Un aspetto evidente dell’incompatibilità tra la dimensione economico-imprenditoriale degli indaganti e le movimentazioni delle ingenti risorse finanziarie delle quali, solo apparentemente, disponevano. In un caso alcune movimentazioni sarebbero state eseguite da un soggetto deceduto per un ammontare di 138mila euro.

“L’attività illecita oggetto di accertamento – ha scritto il procuratore Maria Antonietta Troncone – che realizza un comportamento delittuoso già monitorato, è di tale gravità da poter determinare un sensibile nocumento alle risorse pubbliche. Risorse depauperate e disotte dalla loro corretta destinazione prevista in seno al più ampio Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza”.

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