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C’è anche l’allora sindaco di San Paolo Belsito Manolo Cafarelli, in provincia di Napoli, nella lista degli indagati nell’ambito dell’operazione anticamorra contro il clan Sangermano. Il blitz ha portato ieri mattina all’arresto di 25 persone legate alla cosca attiva a Nola, San Paolo Belsito ed Avellino. Un’attività salita alla ribalta delle cronache soprattutto perché nell’inchiesta è finita anche la processione la statua della Santa Patrona era stata fatta “inchinare” davanti all’abitazione del boss Agostino Sangermano.

Blitz contro il clan Sangermano: tra gli indagati l’ex sindaco di San Paolo Belsito Manolo Cafarelli

In totale gli indagati sono 35. La Direzione Distrettuale Antimafia (Dda) di Napoli, nello specifico, contesta all’ex sindaco il concorso esterno in associazione mafiosa. Per gli inquirenti Cafarelli, dal 2010, avrebbe fornito “un efficiente, cosciente e volontario contributo funzionale al perseguimento degli scopi associativi, idoneo a garantire il rafforzamento, la conservazione e l’operatività del clan”.

Un contributo al clan, secondo l’Antimafia di Napoli, che si concretizzava con l’assegnazione di commesse, anche edilizie, pubbliche e private agli imprenditori ritenuti legati al clan; impegnandosi per far assumere gli affiliati e consentendo le ingerenze del clan nelle scelte, anche di natura politica, del Comune, come l’assegnazione degli incarichi nella Giunta. Accuse gravissime che hanno portato la Dda a chiedere anche una misura cautelare per l’ex primo cittadino però non accordata dal gip che ha firmato l’ordinanza.

La riunione con il vescovo

Cafarrelli prese anche parte a una riunione, il 9 giugno 2016, con il vescovo dell’epoca Beniamino De Palma durante la quale rese noto, tra l’altro, che la statua della Madonna veniva “vestita di oro” dalla famiglia Sangermano e, infatti, il capoclan possiede parte dei monili che vengono usati per gli addobbi della Vergine.

L’inchiesta è stata effettuata dai carabinieri del gruppo di Castello di Cisterna e personale della Direzione Investigativa Antimafia (Dia), coordinati dalla Direzione Distrettuale Antimafia (Dda) di Napoli. Tutti sono accusati, a vario titolo, dei reati di associazione di tipo mafioso, estorsione, trasferimento fraudolento di valori, illecita concorrenza, usura, autoriciclaggio e porto e detenzione illegale di armi comuni da sparo. Questi ultimi reati aggravati dalle finalità e modalità mafiose.

Le indagini sono partite nel 2016 e terminate nel 2019. Il clan camorristico dei Sangermano era operativo a Nola, nell’agro nolano ed in una parte della provincia di Avellino. L’Antimafia ha fin da subito riscontrato la disponibilità di una importante quantità di armi comuni da sparo per affermare il proprio controllo egemonico sul territorio.

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