I giudici della III sezione penale della Corte d’Appello di Napoli hanno condannato cinque ex operai della Fincantieri di Castellammare di Stabia per estorsioni ai danni della ditta dell’indotto Imsa. La notizia è riportata questa mattina dal quotidiano Il Mattino. Al centro dell’inchiesta il sequestro e le minacce nei confronti di un imprenditore nonché scioperi pilotati e imposizione di amici e parenti da assumere.
Castellammare, estorsioni in Fincantieri: condannati cinque ex operai
Due imputati erano stati assolti cinque anni fa in primo grado dal Tribunale di Torre Annunziata. Ieri, però, la Corte d’Appello ha ribaltato la sentenza nei loro confronti ed ha confermato la condanna per altri tre ex operai Fincantieri. Sono quindi stati condannati: Antonio Vollono (6 anni di reclusione), Ferdinando Scarpato (5 anni), Catello Scarpato (5 anni), Catello Schettino (4 anni e 6 mesi), Francesco Amoroso (3 anni e 6 mesi).
Il blitz risale a luglio 2015, dopo la denuncia di un imprenditore, ad opera del commissariato di Ps di Castellammare e della Procura della Repubblica di Torre Annunziata. Secondo le autorità i posti di lavoro nelle ditte dell’indotto erano ottenuti con violenza, pestaggi, minacce di morte. Ottenuti attraverso scioperi, spendendo il nome del sindacato oppure facendo valere il proprio “grado” in azienda, il colosso italiano Fincantieri leader nel settore della costruzione di navi. Poco importava se la loro società era poi danneggiata da ritardi, penali e disservizi nella consegna dei lavori.
Le minacce e i danneggiamenti
Nell’inchiesta la costruzione del “Gauthier”, un traghetto ultratecnologico ordinato da una compagnia canadese. La ditta esterna che si occupa degli impianti elettrici viene presa di mira. Vengono pretese assunzioni e rinnovi contrattuali di amici e parenti con metodi violenti: minacce di morte per l’imprenditore e i familiari, pestaggi, furti, danneggiamenti. Arrivano a sequestrare l’imprenditore e ad organizzare manifestazioni di protesta per bloccare le attività.