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Castellammare, inchiesta “Cerbero”: 34 rinvii a giudizio per capi e gregari del clan D’Alessandro

Il Comune di Castellammare di Stabia sbaglia l’istanza: non è più parte civile nel processo "Cerbero" contro la camorra

Nuovo maxi-processo per la cupola stabiese: sono 34 i rinvii a giudizio decretati dal Tribunale di Napoli e dell’Antimafia nei confronti di altrettanti capi e gregari del clan D’Alessandro di Castellammare di Stabia nell’ambito dell’inchiesta “Cerbero”. Nei giorni scorsi la decisione dei magistrati, al termine dell’udienza.

Hanno chiesto il rito abbreviato Antonio Rossetti (alias ‘o guappone, per anni reggente della cosca di Scanzano) e Antonio Gambardella. Stessa procedura scelta anche dai collaboratori di giustizia Pasquale Rapicano e Valentino Marrazzo. Le accuse per tutti spaziano dall’estorsione allo spaccio di stupefacenti, fino ovviamente all’associazione per delinquere di stampo camorristico.

Castellammare, inchiesta “Cerbero”: 34 rinvii a giudizio per capi e gregari del clan D’Alessandro

Alla sbarra ci sono anche altri personaggi di spicco, come Michele D’Alessandro (figlio di Luigi alias ‘Gigginiello e nipote dell’ex e defunto fondatore della cosca, Michele), Teresa Martone (moglie dell’ex e defunto bossi Michele D’Alessandro), Antonio Di Martino (ritenuto dagli inquirenti a capo dell’omonima cosca attiva nell’area di Gragnano e dei Monti Lattari).

La camorra stabiese dunque dovrà subire un nuovo maxi-processo, dopo le operazioni Olimpo e Domino che hanno svelato alcuni segreti dei clan locali. Tra i 30 capi d’imputazione e tra i tanti nomi “noti” alle cronache giudiziarie, spunta la figura di Augusto Bellarosa. Secondo l’Antimafia, avrebbe fatto parte del clan D’Alessandro con un ruolo importante. Si sarebbe occupato di fare le veci di Luigi D’Alessandro e di guidare suo figlio Michele, occupandosi “dell’ingerenza del sodalizio criminale nel settore degli appalti pubblici, con i D’Alessandro che interloquivano con gli esponenti politici di riferimento”.

Nuovi particolari in merito all’attività estorsiva

Va ricordato che lo scorso 24 febbraio a Castellammare è stato sciolto il consiglio comunale, proprio per presunte infiltrazioni camorristiche. Ma dalla nuova inchiesta emergono nuovi particolari anche in merito all’attività estorsiva. Secondo l’Antimafia, a Castellammare quasi tutti gli imprenditori e commercianti pagano il pizzo. Da 150 a 5mila euro.

Nessuno osava ribellarsi alla legge del racket imposta dall’organizzazione malavitosa di Scanzano. Soprattutto i gestori di bar e locali in centro, nella zona della movida tra piazza Umberto I e il lungomare, costretti a pagare il pizzo agli uomini di Scanzano.

I nomi delle persone che andranno a processo

Questi nel dettaglio i nomi delle persone che andranno a processo: Michele D’Alessandro, Michele D’Alessandro (rispettivamente di 44 e 30 anni), Luigi Calabrese, Annunziata Napodano, Antonio Rossetti, Teresa Martone, Rosaria Iovine, Nino Spagnuolo, Augusto Bellarosa, Luciano Verdoliva, Nicola Tramparulo, Paolo Spagnoletta, Ciro Sorrentino, Antonio Gambardella, Gianfranco Ingenito, Michele Cuomo, Sabato Schettino, Ferdinando Schettino, Nunzio Nastro, Pasquale Esposito, Gennaro Esposito, Antonino Alfano, Vincenzo Di Palma, Giovanni Savarese, Stefania Boccia, Antonio Di Martino, Rossano Apicella, Francesco Di Mario, Nunzio Girace, Alfonso Arpaia, Costantino Spalice, Michele Napoldano, Valentino Marrazzo e Pasquale Rapicano.

GLI APPROFONDIMENTI SULL’INCHIESTA

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