Dieci punti per una riforma possibile del Servizio sanitario nazionale e per sciogliere i principali nodi organizzativi e della rete di cure nelle Regioni emersi in maniera acuta durante gli ultimi anni di emergenza pandemica. A proporre il confronto su un’agenda per i prossimi 100 giorni di Governo della Salute è l’osservatorio Innovazione di “Motore Sanità” di cui è direttore scientifico Claudio Zanon che a Roma, all’Hotel Nazionale in piazza Montecitorio, ha riunito parlamentari di tutti gli schieramenti politici, professionisti, esperti, rappresentanti dei pazienti, del mondo della ricerca, dell’industria, della scienza e dei decisori politici.
LE PROPOSTE
Superamento della tagliola del sottofinanziamento del Servizio sanitario, revisione degli indicatori di monitoraggio del Livelli di assistenza, programmare adeguatamente il fabbisogno futuro di personale medico e degli operatori sanitari in rapporto alle carenze eliminando il tetto del -1,4% per cento della dotazione del 2004 guardando anche al Pnrr che sempre più si configura un piano di edilizia sanitaria che spopolato di camici bianchi configura solo sprechi di risorse. Revisione della governance sul rapporto di convenzione con i Medici di famiglia e i pediatri di famiglia costruendo un cruscotto di indicatori per verificare gli obiettivi assegnati. E ancora assicurare l’accesso all’innovazione della ricerca e farmacologica in maniera omogenea tra tutti i cittadini del paese e di tutte le Regioni, integrare le farmacie dei servizi all’interno dei Piani regionali come attori chiave del sistema di cure di prossimità, abbattere le liste di attesa studiano nuovi modelli di accesso alle cure e integrando in maniera organizzata l’apporto del privato e del settore accreditato. Sullo sfondo muovere tutte queste leve studiando nuovi modelli organizzativi al di là delle indispensabilità di nuovi fondi e più personale seguendo i modelli delle migliori pratiche. Infine attenzione verso le istituzioni sanitarie del volontariato, no profit e cattoliche che oggi rappresentano l’8,5% delle strutture di ricovero accreditate e rappresentano il 23% dei posti letto totali vista la crisi delle strutture cattoliche per le quali il Papa ha istituito nel 2021 la Fondazione per la Sanità cattolica, applicare il piano nazionale della prevenzione con un occhio di riguardo rivolto alle malattie correlante all’inquinamento e all’ambiente e pubblicare l’ultimo decreto attuativo della legge Gelli-Bianco per la depenalizzazione dell’atto medico alla base della medicina difensiva e di molte inappropriatezze.
GLI OBIETTIVI
Obiettivi ambiziosi e un ponte costruito per traghettare le idee tra il Governo passato e quello presente. “Un’iniziativa opportuna in un momento di grande cambiamento – precisa Walter Locatelli, Presidente “Io Raro” – per mettere in evidenza proposte che incidono sui livelli di cure. Centrale il ruolo dei professionisti della sanità, perché nessuna proposta o ipotesi di lavoro può essere concretamente perseguita senza la attiva partecipazione di chi concretamente opera a favore della salute dei cittadini”.
Insomma una mappa delle urgenze che la nuova legislatura dovrà affrontare: “Un’importante occasione di confronto per riflettere sui punti deboli dell’attuale SSN – avverte Francesco Schittulli, presidente nazionale Lilt (Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori) – e delineare un nuovo corso con una particolare attenzione alla trascurata “pandemia di cancro” e la speranza che il nuovo Governo possa investire nella corretta informazione e nella cultura della prevenzione”.
Anche la Fnopi (infermieri) e l’Ordine delle 19 Professioni sanitarie tecniche della riabilitazione e prevenzione hanno fatto sentire la loro voce, con gli interventi di Barbara Mangiacavalli, (presidente Fnopi), Alessandro Beux e BTeresa Calandra (presidente Tsrm Pstrp). Sotto le lente le proposte avanzate già nel corso della passata legislatura per l’inserimento all’interno dei nuovi LEA (livelli essenziali di assistenza) della branca specialistica assistenziale degli infermieri, per dare uniformità di prestazioni a livello regionale e nazionale, la formazione dei camici bianchi da valorizzata negli atenei, l’istituzione di lauree magistrali a indirizzo clinico e scuole di specializzazione.
Dito puntato infine sul nodo dello spopolamento dei pronto soccorso e delle prime linee degli ospedali collegato alla attrattività di alcune specializzazioni di trincea (mediche e sanitarie) a partire dalla valorizzazione economica della professione medica e infermieristica agli ultimi posti per le retribuzioni in Europa. Situazione che, unita alle scarse possibilità di carriera, rende poco attrattivo l’impiego nelle prime linee e sempre meno gettonati gli accessi alle scuole di specializzazioni di Anestesia e di medicina di urgenza e le iscrizioni all’università degli infermieri e tecnici.
I 10 PUNTI
• Evitare il sottofinanziamento del SSN – Nel 2025 il fabbisogno del SSN sarà di ben 200 miliardi di €. Una cifra “enorme”, che si potrà recuperare solo con l’incremento della quota di spesa privata intermediata da fondi integrativi, un piano di disinvestimento dagli sprechi e un’adeguata ripresa del finanziamento pubblico.
• Programmare adeguatamente il fabbisogno futuro degli operatori sanitari – Eliminare il tetto -1,4% del budget 2014 per il personale sanitario. Fare una programmazione regionale in rapporto alle carenze mediche e infermieristiche e altri operatori sanitari. Motivare e pagare meglio gli operatori sanitari. Attuare nuovi modelli organizzativi che valorizzino capacità e nuove competenze infermieristiche e nuovi modelli organizzativi con l’evoluzione della tecnologia e sanità digitale (innovazione tecnologica organizzativa, IA, etc..).
• Revisione della governance sul rapporto di convenzione coi medici di medicina generale e i pediatri di libera scelta – Formare la medicina generale con il coinvolgimento delle Università, istituendo una vera e propria specialità in medicina generale.
• Assicurare l’accesso all’innovazione economica e omogeneamente in tutte le regioni – Ridurre la burocrazia e le prassi valutative di duplicazione a livello regionale (es°: eliminare prontuari terapeutici regionali e commissioni di valutazione regionale per un accesso immediato al farmaco innovativo). Riorganizzare AIFA per allargarne le competenze e velocizzare l’accesso all’innovazione.
• Integrare le farmacie dei servizi all’interno dei piani regionali come attori chiave del sistema – Autorizzare la libera professione degli infermieri del SSN perché possano svolgere anche attività nelle farmacie di servizio. Incentivare il ruolo della farmacia dei servizi nel monitoraggio dell’aderenza e dell’appropriatezza soprattutto nella gestione della cronicità.
• Ridurre i tempi di attesa – Studiare nuovi modelli per l’acceso (open access, terzo ospedale per gli interventi chirurgici minori, nuovi modelli vaccinali, etc..).
• Studiare nuovi modelli organizzativi al di là delle indispensabili necessità di personale e fondi – Rivedere e valutare: carenze, modelli, programmi, innovazione organizzativa.
• Maggior attenzione verso le istituzioni sanitarie no profit e/o le cattoliche – Sono l’8,5% delle strutture di ricovero accreditate e rappresentano il 23% dei posti letto totali. 78.000 professionisti che vi lavorano. Per le Strutture cattoliche in profonda crisi economica il Papa ha istituito nel 2021 la Fondazione per la Sanità Cattolica. Necessaria una soluzione che le equipari alle strutture pubbliche con un accordo equilibrato.
• Applicare il Piano Nazionale Prevenzione con azioni anche verso le malattie correlate all’ambiente.
• Pubblicare l’ultimo decreto attuativo della legge Gelli-Bianco e depenalizzare l’atto medico – Sburocratizzare e snellire: ogni anno in Italia 35.600 nuove azioni legali e ne giacciono 300.000 nei tribunali contro medici e strutture sanitarie → 95% nel penale e 70% nel civile si conclude con il proscioglimento.