Laureata in architettura e ricercatrice al laboratorio Enea di Portici, Alessandra Scognamiglio, in una puntata del podcast “Codice Beta”, ci parla di una tecnologia estremamente innovativa: l’agrivoltaico.
Questa, spiega l’architetto, nasce con la possibilità di integrare due cosa diverse: la produzione di energia da fotovoltaico e la produzione agricola. Agricoltura e fotovoltaico possono, quindi, convivere, ed è possibile utilizzare il terreno in maniera ottimale: non più soltanto distese di pannelli neri che tolgono spazio alle coltivazioni, ma un connubio perfetto che aiuta e sostiene l’ambiente.
Non si tratta soltanto della produzione in sé ma anche di pura estetica: si parla, infatti, di architettura del paesaggio. L’agrivoltaico permette infinite combinazioni di moduli in grado di riempire, e per certi versi abbellire, l’ambiente naturale in un mix perfetto tra natura e intervento dell’uomo.
Come ci indica la ricercatrice, svariati sono i vantaggi che può apportare lo sfruttamento dell’energia solare alle coltivazioni: da primo e banalmente, i pannelli fotovoltaici proteggono le piante da sbalzi eccessivi di temperatura, danno loro ombra, fanno in modo di trattenere più a lungo l’acqua nel terreno e sono un ottimo modo di raccolta e conservazione dell’acqua piovana.
Tecnologia maggiormente sfruttata all’estero, dove hanno mosso i primi passi qualche tempo fa, in Italia si possono contare all’incirca quattro stabilimenti impegnati nell’agrivoltaico ed hanno ad oggetto per lo più coltivazioni di vino e di vite da tavola, dice l’architetto.
Alla domanda “che cos’è per te l’innovazione”, Alessandra Scognamiglio la individua nella capacità di pensare a qualcosa a cui nessuno ha mai pensato prima, che possa sembrare stranissima, e portarla avanti.
E qual cosa migliore dell’avere un’idea strettamente connessa ad una passione, che possa aiutare ed innovare l’ambiente circostante, e farla conoscere al mondo intero, sfruttando le infinite capacità della natura che non smette mai di stupirci.
Simona De Angelis