Raccontano le loro storie e i loro viaggi, le loro speranze e i loro progetti. Lo fanno attraverso il loro talento e il linguaggio universale della musica, che aiuta ad abbattere confini e pregiudizi.

Prende forma, nell’ambito del progetto “Amih” per Procida Capitale Italiana della Cultura 2022, un ensemble multietnico composta da 14 musicisti provenienti da 7 nazioni differenti e 3 continenti: tra loro professionisti selezionati attraverso una call lanciata attraverso rete nazionale SAI (Sistema Accoglienza e Integrazione) per rifugiati politici e richiedenti asilo.
Un progetto di residenza artistica che – al termine di un percorso laboratoriale iniziato il 12 novembre – porterà a una serata concerto al Procida Hall (in programma venerdì 15 novembre, ingresso libero) e che si è già tradotto nella co-creazione di alcuni brani originali e inediti, i cui titoli – da “Amih” a “Why you had to leave” (Perché sei dovuto partire) – già sintetizzano le storie di vita personale dei partecipanti al progetto, che hanno scelto di affidare al potere catartico della musica anche le tappe più dolorose della partenza dai rispettivi paesi e dell’approdo, spesso attraverso viaggi complessi, sulle coste italiane. Tra loro l’iraniano Mehdi, il guineano Mamady, il nigeriano Friday Enabulele e il gambiano Ousainou, appena 17 anni, sbarcato a Catania poco più di un anno fa e ospite del SAI di Sant’Andrea di Conza, in Irpinia. Alcuni di loro hanno pagato a caro prezzo, nei rispettivi paesi d’origine, i testi di brani musicali e performance di denuncia contro i politici corrotti nei rispettivi paesi d’origine. “Per noi – raccontano – la musica è tutto, un’occasione di riscatto e un sogno che coltiviamo sin da piccoli”.

“Con Amih il nostro programma culturale continua, in linea con il claim ‘La cultura non isola’, il suo percorso di trasformazione dell’isola in un laboratorio di felicità sociale, con progetti culturali educativi e all’insegna dell’inclusione, parola più che mai attuale nel vocabolario complesso della contemporaneità”, dice Agostino Riitano, direttore di Procida 2022.

“I musicisti stanno lavorando a composizioni originali, che prendono spunto dalle rispettive culture, stili e lingue”, spiega il chitarrista e compositore Osvaldo Di Dio, direttore musicale del progetto, procidano, accompagnato nella conduzione del percorso laboratoriale dai musicisti da Vincenzo Virgilito (basso elettrico), Antonio Fusco (batteria e percussioni) e da Ashti Abdo (saz tambûr, voce, percussioni, duduk, marranzano), originario del Kurdistan.

“L’idea – prosegue – è proprio quella di celebrare la bellezza generatrice che può scaturire quando diversi linguaggi, musiche e culture si trovano a stretto contatto. La musica è un terreno privilegiato attraverso cui tale processo può realmente concretizzarsi. L’auspicio – conclude – è che ciò possa diffondersi anche in altri ambiti in un periodo così complesso”.
Anche per questo, il percorso di “Amih”, che proseguirà anche oltre Procida 2022 con una formula “aperta” a chiunque voglia avvicinarsi, coinvolge alcuni componenti della banda musicale Isola di Procida e tre donne ucraine (Mariya Hronovska, Irena Sosnivska e Oksana Holotyak), oggi cittadine procidane, impegnate nell’interpretazione di alcuni canti della tradizione per farsi portavoce di un messaggio di pace e fratellanza nei mesi bui del conflitto russo-ucraino.

Nel corso della serata sarà donata all’isola la bandiera per il Mediterraneo ideata dallo scrittore Simone Perotti, e lanciata dalla spedizione nautica, culturale, scientifica e sociale “Progetto Mediterranea”, che ha svolto un lungo viaggio a vela (20.000 miglia) per tutto il Mediterraneo, Mar Nero, Atlantico, alla ricerca e riscoperta delle radici identitarie mediterranee.

Contemporaneamente, Procida lancia anche un altro progetto dedicato ai migranti, “22 Nodi”: coinvolge gli ospiti del SAI dell’isola in una serie di laboratori intorno ai mestieri del mare, immaginati per favorire il superamento dei traumi legati al viaggio. “La nostra isola – dice il sindaco Dino Ambrosino – è da sempre votata all’accoglienza, come testimonia la sua storia remota e quella più recente, con l’apertura, nel 2018, del primo SPRAR, oggi SAI, su una piccola isola”.

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