Dall’Africa a Malta, poi in aereo fino a Napoli o in altri scali: così un trafficante di esseri umani riusciva, dietro pagamento, ad introdurre in Italia centinaia di clandestini. L’uomo, un guineano, si era prima rifugiato nella provincia partenopea e poi era arrivato in Francia, facendo perdere le proprie tracce. La guardia di finanza lo ha scovato ad Orléans, arrestandolo in esecuzione di un mandato d’arresto europeo disposto dal Tribunale di Treviso.

Si tratta di uno dei tre guineani coinvolti nell’operazione “Malta’s Passeur”, conclusa nell’ottobre 2021 dal gruppo delle fiamme gialle di Treviso, indagine che aveva permesso di portare alla luce come decine di clandestini, utilizzando documenti d’identità contraffatti, fossero entrati nel territorio nazionale a bordo di voli di linea da Malta, atterrati in numerosi aeroporti italiani.

Dall’Africa a Malta, poi in aereo fino a Napoli: così un trafficante introduceva clandestini in Italia. Arrestato in Francia un guineano

L’indagato, come già accennato, si era dileguato dal suo domicilio in provincia di Napoli, rifugiandosi in Francia. È stato così che i finanzieri trevigiani si sono messi sulle sue tracce scovandolo, dopo mesi di ricerche, a Orléans, dove aveva deciso di presentare domanda di protezione internazionale, pur non avendone diritto.

Grazie alla collaborazione della Procura Generale presso la Corte d’Appello d’Orléans e della locale polizia giudiziaria, il ricercato è stato tratto in arresto e, nei prossimi giorni, dovrà comparire innanzi all’Autorità Giudiziaria di Treviso e rispondere del reato di favoreggiamento aggravato dell’immigrazione clandestina.

Il sistema dei passaporti contraffatti

Le investigazioni che hanno portato all’arresto del trafficante, ricordiamo, avevano preso avvio nel dicembre 2019, quando, presso l’aeroporto “Antonio Canova” di Treviso, furono fermati due clandestini africani, provenienti da Malta, che avevano entrambi lo stesso passaporto contraffatto, la cui identità apparteneva in realtà a una terza persona.

Grazie all’incrocio delle informazioni ottenute tramite le intercettazioni telefoniche, l’analisi delle liste passeggeri e delle prenotazioni di volo delle diverse compagnie aeree, la consultazione delle banche dati del ministero dell’Interno e l’esame dei conti correnti bancari degli indagati, era stato ricostruito il collaudato sistema illecito, ideato dai tre guineani per introdurre clandestinamente in Italia decine di immigrati africani, utilizzando sistematicamente Malta come scalo.

L’alloggio temporaneo prima del trasferimento

Gli stranieri irregolari provenienti dal continente africano, prima di essere definitivamente trasferiti in Italia, venivano infatti condotti nell’isola, dove potevano disporre di un alloggio temporaneo, fornito dagli stessi indagati.

Successivamente, sfruttando documenti di identità contraffatti o intestati ad altri soggetti compiacenti, i tre facevano imbarcare gli immigrati a bordo di voli aerei, con destinazione gli aeroporti di Treviso, Roma Ciampino, Roma Fiumicino, Bari, Torino, Orio al Serio, Napoli, Perugia, oltre che a bordo di traghetti diretti a Catania. La tariffa fissata per ciascun ingresso irregolare variava tra i 450 e i 700 euro a clandestino.

L’analisi del contenuto delle chat rinvenute sul telefono cellulare

Il quadro investigativo allora emerso si è rivelato ben più grave grazie ai documenti sequestrati al ricercato in provincia di Napoli, allorquando venne trovato in possesso di svariati documenti d’identità e passaporti, utilizzati per favorire l’ingresso in Italia dei clandestini. Proprio l’esame di tali documenti, insieme all’analisi del contenuto delle chat rinvenute sul telefono cellulare, ha permesso di ricostruire un numero ben più alto di clandestini introdotti in Italia, pari ad altre duecento persone circa.

“L’operazione della guardia di finanza di Treviso – hanno fatto sapere le fiamme gialle  – testimonia l’efficace ricorso, da parte del Corpo e dell’Autorità Giudiziaria, alla cooperazione internazionale giudiziaria e di polizia, fondamentale per l’acquisizione di dati e notizie utili per il contrasto dei reati transnazionali e la ricerca di soggetti che riparano all’estero, nella erronea convinzione di sfuggire alle responsabilità penali per reati commessi in Italia”.

Francesco Ferrigno

 

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