Anche per svolgere attività illecite c’era bisogno del “via libera” della camorra ed in particolare del clan Mazzarella, purtroppo presente sul territorio di Napoli e provincia. Questo il retroscena dietro il blitz che questa mattina ha portato all’arresto di tre persone ritenute ai vertici della cosca: Michele Mazzarella, Ciro Mazzarella e Salvatore Barile. I tre sono destinatari di un decreto di fermo di indiziato di delitto disposto dalla Direzione Distrettuale Antimafia (Dda) di Napoli.
Le tre persone fermate – Michele e Ciro Mazzarella, 38 e 51 anni (rispettivamente figli dei fratelli capiclan Vincenzo e Gennaro Mazzarella e quindi cugini) e Salvatore Barile, 38 anni – stavano progettando di scappare all’estero. Per questo motivo la Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli ha deciso di emettere un decreto di fermo ritenendo, appunto, sussistente il pericolo di fuga. Michele, che tra i vertici era quello che ricopriva un ruolo meno preminente rispetto al cugino Ciro e a Barile, è stato preso a Genova.
Il clan Mazzarella di Napoli chiedeva il pizzo anche alle attività illecite: tre arresti
Il provvedimento è stato eseguito dalla squadra mobile e dai carabinieri di Napoli in collaborazione con gli agenti della polizia ferroviaria di Genova. Tutti sono accusati di associazione di tipo mafioso in qualità di vertici del noto clan Mazzarella e di estorsione aggravata dal metodo mafioso.
I destinatari del provvedimento sono ritenuti gravemente indiziati di aver promosso, organizzato e partecipato al cartello criminale denominato clan Mazzarella. La cosca di tipo mafioso è storicamente radicata ed egemone in numerosi quartieri della città di Napoli, nonché in vari Comuni della provincia, tra cui i quartieri di Forcella, Maddalena, San Giovanni a Teduccio, Connolo, Case Nuove, Mercato, Porta Nolana, San Gaetani ed i Comuni di San Giorgio a Cremano, Portici, Pomigliano e Somma Vesuviana.
Il caso delle estorsioni ai pregiudicati
Salvatore Barile e Michele Mazzarella risultano gravemente indiziati di diversi episodi estorsivi commessi in danno di pregiudicati costretti a pagare una quota estorsiva al clan per lo svolgimento delle attività illecite nei territori di competenza criminale della predetta organizzazione criminale. Appena pochi giorni fa un’altra inchiesta contro lo stesso clan Mazzarella aveva svelato che gli affiliati chiedevano il pizzo anche agli ambulanti del mercato. Pretese che si concretizzavano in minacce di morte e percosse contro chi non riusciva a pagare.