carlo avvisati ovidio

‘Nun appena Ammore ha liggiuto ‘o titolo ‘e stu libbro: “Cca s’appripara ‘a guerra contr’a mme”, ha ritto. “Neh, Cuccopi, sparagnate ‘e trattà ra ommo ‘e niente ‘o poeto tuio… ‘: Carlo Avvisati, giornalista e scrittore, tra i massimi esperti di dialetto napoletano, torna in libreria con la trasposizione nella lingua che è stata di Eduardo, Viviani, Di Giacomo e Ferdinando Russo.

Un classico della letteratura latina, Remedia Amoris di Ovido, reso in dialetto napoletano con il titolo di “Mmericina sanammore”, appunto perché i remedia latini non erano altro che medicine, antidoti e contravveleni usati dai medici dell’epoca per curare ogni malattia.

Carlo Avvisati traduce in napoletano “Remedia amoris” di Ovidio

Pubblicato per i tipi di Artem, il libro, 144 pagine, che ha testo latino a fronte del napoletano e testo italiano alla fine, è un vero e proprio manuale “di medicina amorosa”, con regole e suggerimenti da metter in atto da chiunque abbia sofferto o soffra pene d’amore derivate dalla fine di una passione. Mmericina è arricchito ulteriormente dalle belle e dotte prefazioni di Titti Marrone, giornalista e scrittrice e Mario Lentano, docente di Lingua e Letteratura latina all’Università di Siena.

“Gioioso e colto capace di liberare ragione e fantasia – sottolinea Marrone – il libro è sintonizzato con la necessità di rivolgerci alla dimensione dei sentimenti, curando in tal modo le ferite di un presente senza pace che sembra suggerire solo diffidenze, odio, lacerazioni. Ma è anche un prontuario nel quale i malati d’amore troveranno consigli utili e dispensati in toni arguti e resi ancor più gioiosi dalla lingua napoletana”.

“Guardare ai difetti della donna (o dell’uomo) che l’ha lasciato”

Come quando Ovidio, per reagire all’abbandono e dimenticare quell’amore che lo strugge, suggerisce al giovane di guardare ai difetti della donna (o dell’uomo) che l’ha lasciato: “‘E refiette stanno culo e ccammisa cu ‘e qqualita. Guardanno ‘e ccose da chistu lato cca, ‘a figliola vertulusa avette ‘e stesse furfeciate d”a vrenzola. Pe cchesta raggione e ppe cchello ca puo ffa’, cagne ‘e ccarte bone d”a guagliona cu chelli mmalamente… Si fosse chienulella chiammala chiattona; ‘a puo cchiamma “faccia ‘e cuorno”, si nun e proprio zantraglia; si tene ‘e riente fracete e ccacate, tu falla schiattà a ridere; si tene ‘ e zzizze comme ‘e zzampogne … nn”a fa’ purtà ‘o reggipetto p’annasconnere ‘o difetto” traduce Avvisati.

“Se amare è una tecnica che può essere insegnata – suggerisce, dal canto suo Mario Lentano – allora lo stesso vale allorché si renda necessario smettere di farlo: e qui entrano in gioco i nostri Rimedi contro l’amore, l’operetta che appunto Carlo Avvisati ha mirabilmente voltato in napoletano, affrontando e superando con agilità il tour de force di rendere il nitido latino di Ovidio in una lingua che ha anch’essa alle sue spalle una lunghissima e nobile tradizione poetica e che qui viene manipolata con arte duttile da un traduttore capace di farne vibrare tutte le corde”.

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