Pier Antonio Panzeri, pronto a collaborare con i magistrati della procura federale di Bruxelles, punta soprattutto a limitare le accuse nei suoi confronti per la vicenda Qatargate. Davanti al giudice istruttore Michel Claise,  tira in ballo l’eurodeputato del Pd Andrea Cozzolino, non indagato e mai citato prima negli atti.

Panzeri avrebbe riconosciuto solo una parte delle contestazioni che gli vengono fatte nell’inchiesta che lo vede per gli inquirenti protagonista del traffico di mazzette pagate da Marocco e Qatar per influenzare le decisioni del Parlamento europeo. Stando a quanto scoperto dal Vsse, il servizio segreto belga che ha dato inizio all’indagine, l’attività di ingerenza di Panzeri a favore del Marocco sarebbe iniziata almeno dal 2014, mentre il rapporto con il Qatar risale al 2018.

Panzeri nel corso degli interrogatori cita le “risoluzioni d’urgenza”, cioè quella procedura accelerata che in una settimana può portare un testo al voto dell’aula, evitando così di passare dalle commissioni che potrebbero anche rallentare di mesi l’iter per l’approvazione. L’ex europarlamentare avrebbe quindi spinto gli inquirenti a guardare meglio l’attività di Cozzolino come presidente della delegazione del Maghreb, lo stesso incarico ricoperto dallo stesso Panzeri dal 2009 al 2017. Negli atti dell’inchiesta, gli inquirenti si soffermano anche su un altro incarico di Cozzolino, cioè quello di membro nella commissione speciale del Parlamento Ue che indaga sull’uso di Pegasus, lo spyware di fabbricazione israeliana di cui il Marocco è accusato di aver fatto largo uso anche su leader europei.

L’informativa dell’intelligence belga spiega che Cozzolino avrebbe iniziato l’attività di ingerenza per il Marocco dal 2019, ma il suo nome sulle mazzette pagate dal Qatar non compare, se non quando viene citato da Panzeri.

Ma a questo punto Andrea Cozzolino, eurodeputato, sospeso in via cautelativa del Pd,  passa al contrattacco e chiede di poter parlare con i giudici: “Da oltre una settimana sono quotidianamente chiamato in causa sulla stampa nella vicenda Qatargate sulla base di sospetti e illazioni, pur non avendo ricevuto alcun avviso o comunicazione giudiziaria da parte delle autorità inquirenti.

Essendo tale condizione ingiusta e mortificante ho dato incarico ai miei avvocati – Federico Conte, Dezio Ferraro e Dimitri De Beco – di presentare al giudice istruttore belga, Michel Claise, una formale istanza con la quale, pur dichiarandomi estraneo ai fatti, chiedo di essere sentito per contribuire all’accertamento della verità, rinunciando a tal fine alle guarentigie dell’immunità parlamentare“.

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