Quello che era il cuore degli affari della camorra oggi, dalle ceneri della vela H, viene ospitato il corso di laurea in professioni sanitarie e strutture sanitarie della Federico II.  Così come l’ex stabilimento Cirio, diventato sede dell’università di ingegneria a San Giovanni a Teduccio, queste istituzioni rappresentano una sfida difficile: far leva su funzioni positive per combattere il degrado, quello economico, ma soprattutto quello sociale.

Nell’ultimo decennio la rigenerazione urbana ha fatto passi in avanti affermandosi come occasione per promuovere politiche di partecipazione sociale, incentivando l’occupazione e l’imprenditoria locale. È anche occasione per dare alle città non solo un aspetto nuovo, attraverso un rilancio dell’immagine territoriale, ma anche un motivo di rilancio dal punto di vista culturale, economico e sociale.

La rigenerazione è un processo che non ha regole predefinite e deve adattarsi al caso concreto. Un fattore importante in un programma di rigenerazione urbana è sicuramente il coinvolgimento degli attori sociali. Rigenerare, infatti, non deve solo favorire la trasformazione fisico-spaziale del territorio, ma deve contribuire anche al miglioramento del contesto sociale e ambientale. Dunque non occorre solo il coinvolgimento degli attori dell’edilizia, ma anche di tutte le componenti sociali, come quelle di tipo associativo.

Oltre le università però serve un contesto ospitale per far sì che davvero che i quartieri simbolo del degrado si riempiano di docenti, studenti e porti nuovi modelli di vita ai cittadini del luogo che troppo spesso si sono sentiti relegati in dei ghetti.

A questo proposito, il Comune di Napoli ha candidato al Pnrr i “Piani urbani integrati” del Lotto M di Scampia e di San Giovanni a Teduccio, con l’obiettivo di realizzare nuovi quartieri residenziali e una rete di servizi e spazi aperti dove oggi sorgono le Vele e Taverna del Ferro, due grandi quartieri di edilizia residenziale pubblica diventati l’emblema di una periferia marginale e degradata.

Il Comune sottolinea che “si tratta di uno dei processi di rigenerazione abitativa più impegnativi tra quelli realizzati in Italia negli ultimi anni. Vi sono coinvolte migliaia di persone in attesa di una soluzione dignitosa a una condizione prolungata di segregazione e di diffusa irregolarità abitativa.

Nei mesi scorsi, il Comune di Napoli – come molte amministrazioni locali italiane – ha dovuto aderire a un accordo-quadro coordinato dalla società pubblica Invitalia, nel quale ricadono anche i finanziamenti per il Lotto M di Scampia e per Taverna del Ferro. Scopo principale dell’accordo-quadro, spiega il Comune, è dare avvio al processo di realizzazioni degli interventi previsti dal Pnrr: l’accordo è partito prima del 31 dicembre 2022, scadenza entro la quale le amministrazioni beneficiarie erano tenute ad attivare i finanziamenti pena la loro restituzione. La chiusura del processo di implementazione, con la fase di collaudo delle opere, è prevista per il 2026.

Intanto, con l’attivazione dell’accordo-quadro, si è attivato il percorso che durerà fino alla fine del 2023 per realizzare il progetto definitivo dei nuovi quartieri, che sarà costruito in modo collaborativo a partire dal coinvolgimento diretto degli abitanti e delle istituzioni del territorio. Il Prefetto di Napoli Claudio Palomba ha istituito un tavolo in raccordo con il Ministero dell’Interno per attivare un coordinamento delle attività da mettere in campo. L’Amministrazione comunale lavorerà a stretto contatto con le comunità di abitanti e con le istituzioni coinvolte nel processo di rigenerazione – sotto il coordinamento operativo della Prefettura – per “mettere a punto modalità del progetto, criteri di organizzazione dei lavori e presa in carico degli abitanti e il loro trasferimento nei nuovi alloggi da costruire”.

Martina Amante

Donazione sostieni il Gazzettino Vesuviano