Sono passati ventisei anni da quel 10 agosto in cui la piccola Angela Celentano di 3 anni svani nel nulla sul Monte Faito in provincia di Napoli. Da quel giorno, malgrado il tempo trascorso, la speranza di ritrovare viva quella che ormai è una donna è ancora accesa nei cuori dei genitori e degli investigatori. Una pista, quella turca, è ancora da chiudere, o meglio il Gip ha chiesto di non chiuderla e di ricominciare a indagare.
Rigettata l’archiviazione della “pista turca”
Su impulso del giudice Federica Colucci, che ha rigettato la richiesta di archiviazione sulla cosiddetta “pista turca”, quindi non si fermano le indagini su Angela Celentano. Secondo appunto la cosiddetta “pista turca”, Angela sarebbe stata rapita sul Faito e poi portata in Medio Oriente dove sarebbe stata adottata da un medico.
L’inchiesta, prorogata di sei mesi, prende spunto dalle informazioni rese da una blogger: Vincenza Trentinella che nel 2009, riferì di avere avuto notizie confidenziali sulla sorte di Angela da un sacerdote, tale don Augusto, che in punto di morte le avrebbe riferito notizie apprese in confessionale. Dopo la morte del prete la stessa Trentinella avrebbe condotto una indagine tutta personale, ricerca di riscontri e persino un viaggio in Turchia, precisamente sull’isola di Buyukada, all’imbocco del Bosforo. Proprio sull’isola turca la presunta Angela vivrebbe con un uomo, un veterinario (identificabile anche da una cicatrice sul collo), che lei crede suo padre.
Le “prove” fornite dalla blogger Vincenza Trentinella nel 2009
La blogger riferì di avere incontrato il medico dopo essersi spacciata per una turista intenzionata ad adottare e vaccinare un gatto da portare in Italia. In quella occasione avrebbe realizzato dei video e delle foto di una ragazza e al suo ritorno in Italia le aveva fornito il materiale alle autorità, ma in quel caso non sono emersi riscontri quando gli investigatori italiani si recarono a Buyukada: l’uomo indicato, che ha due figlie e nessuna cicatrice.
Niente di utile nemmeno dalle intercettazioni e perquisizioni disposte. Il sostituto procuratore dell’epoca, titolare del fascicolo, decise di chiedere l’archiviazione e la “pista turca” venne accantonata.
Due anni fa, la riapertura del fascicolo, ma ancora un buco nell’acqua
Un paio di anni fa, però, la blogger (che nel frattempo è stata denunciata per diffamazione in relazione ad alcune sue dichiarazioni sulla scomparsa di Angela) avrebbe fornito ulteriori elementi a supporto della sua pista: in particolare il libretto vaccinale del gatto dal quale sono state rilevate le impronte del medico.
La cosa portò alla riapertura del fascicolo da parte della Direzione distrettuale Antimafia di Napoli, procuratrice Rosa Volpe, sostituto Giuseppe Cimmarotta, per il reato di riduzione in schiavitù contro ignoti. Anche questa volta un buco nell’acqua.
Una perizia elettronica eseguita dalla Polizia scientifica grazie alle ultimissime tecnologie in dotazione hanno escluso categoricamente che la giovane ripresa nelle foto e nei video fatti in Turchia sia Angela Celentano. La ragazza ha un atteggiamento che non è compatibile con un trauma come quello subito da una bambina rapita, strappata alla famiglia e tenuta lontana contro la sua volontà, ma anche la carnagione più scura e i tratti somatici che proprio non corrispondono. Il tutto non poteva che portare a una ulteriore richiesta di archiviazione, successivamente formulata.
Pista turca per Angela Celentano: indagini sull’uomo sbagliato, 6 mesi di proroga
Secondo il giudice però ci sono ancora dubbi da fugare e quindi è necessario prorogare le indagini per altri sei mesi soprattutto sul presunto padre turco di Angela, che si chiamerebbe Fahfi Bey (di cui ci sarebbe anche un numero di telefono consegnato agli inquirenti).
Difatti, dall’analisi delle informazioni contenute nel fascicolo sono emerse due diverse generalità del medico interrogato. Forse un errore di trascrizione, forse un errore di persona. Sta di fatto che il giudice ha ritenuto plausibile un approfondimento.
I magistrati italiani, recatisi sull’isolotto, avrebbero interrogato un uomo che in realtà non sarebbe il presunto padre turco di Angela ma un veterinario, titolare del numero di telefono fornito da Vincenza Trentinella, il quale ha riferito agli investigatori di non conoscere la donna. E qui l’errore, se errore c’è stato: anziché indagare e perquisire l’abitazione di Fahfi Bey, gli investigatori si sarebbero recati a casa del collega Fahri Dal, che esercita la professione di veterinario nello stesso studio del professionista indicato dalla blogger. Secondo il giudice, in sostanza, potrebbe essere stato ascoltata la persona sbagliata e, quindi, la necessità di ripetere e approfondire le indagini, questa volta investigando su Fahfi Bey.
Catello e Maria Celentano hanno un solo interesse: trovare Angela
A disposizione dei pm ci sono ora sei mesi per fornire una risposta all’enigma e non è escluso che il veterinario possa essere nuovamente interrogato. “La famiglia, ovviamente, ha un solo interesse: trovare Angela”, commenta l’avvocato Luigi Ferrandino, che da molti anni è al fianco di Catello e Maria Celentano, genitori di Angela. “Qualunque sia la pista che la Procura ritiene di praticare – aggiunge – siamo a completa disposizione per qualsiasi contributo. E lo è anche il mio team e quello della Manisco World, l’associazione che ha realizzato e diffuso una ‘age progression’ dell’immagine di Angela, una foto che corrisponderebbe in maniera quasi reale alle sembianze che la ragazza avrebbe oggi. Entrambi – conclude Ferrandino – Nei prossimi giorni passeranno al setaccio la documentazione che ci verrà consegnata dalla Procura per valutarne l’attendibilità e dare una mano agli inquirenti”.
La speranza è sempre viva e la famiglia si augura che questa nuova inchiesta possa dare notizie certe su Angela.