Torre Annunziata: tragedia di Rampa Nunziante, il processo riparte in appello. Prima udienza fissata per mercoledì 18 gennaio. Il giorno prima, alle ore 19, il parroco della Santissima Trinità in via Gino Alfani, ovvero il referente dell’associazione “Libera contro le mafie“, don Ciro Cozzolino, celebrerà una messa in suffragio delle 8 vittime della strage avvenuta il 7 luglio 2017.

Le vittime morirono, tutte, praticamente nel sonno: sepolte dalle macerie di quel “palazzo killer” con sede al civico 15, che alle ore 6 e 28 del 7 luglio 2017 si sbriciolò come un castello di sabbia a causa forse di alcuni lavori di ristrutturazione effettuati in un appartamento al secondo piano. Per le otto persone, che in quel momento occupavano il palazzo, non ci fu scampo. Il crollo fu fatale, devastante.

Torre Annunziata, tragedia di Rampa Nunziante: il processo riparte in appello a cinque anni dal crollo

Sei anni dopo la tragedia, e un processo penale già concluso in primo grado lo scorso 21 luglio. Con condanne comminate a carico di dieci imputati accusati a vario titolo dei reati di crollo, omicidio colposo e falso, don Ciro Cozzolino chiede definitivamente giustizia. “Il dolore per le vittime non si placa. Chi ha sbagliato deve rendere conto agli uomini e a Dio” ha infatti dichiarato il parroco nelle scorse ore. Invitando poi la “cittadinanza a partecipare alla deposizione di una corona di fiori in memoria delle vittime” della strage. Deposizione che avverrà martedì 17 gennaio, intorno alle ore 20, lungo il palazzo della strage.

Uno stabile “costruito in totale difformità dal titolo edilizio concesso” secondo i giudici del Tar. Un palazzo che, ora, potrebbe essere demolito. “A seguito di accertamenti sui luoghi e sui titoli di trasferimento effettuati anche dalla Procura di Torre Annunziata” si legge infatti nella sentenza di primo grado emessa nel 2021 – poco prima del verdetto penale di primo grado – dalla Terza Sezione Tar Campania, presieduta dal giudice Anna Pappalardo, “si appurava che l’immobile, per il quale era stata rilasciata licenza edilizia in data 5 giugno 1957 (pratica numero 172) era stato costruito in totale divergenza rispetto a essa”.

Dieci le persone condannate per la tragedia del luglio 2017

Secondo quanto stabilito dalla pratica edilizia, il palazzo che nel 2017 divenne in pratica la tomba di tufo e di cemento per otto persone avrebbe dovuto essere composto da un’autorimessa e da “un piano rialzato di due vani e accessori e un piano superiore di quattro vani”. Il palazzo killer, in corso di realizzazione, fu invece trasformato “in un fabbricato di ben cinque piani e un piano terreno con molte più unità abitative rispetto a quelle consentite e autorizzate”. Il totale, nel 2017, era di 14 alloggi, 39 vani, 28 accessori.

Dieci le persone condannate per quella tragedia che costò la vita a Giacomo Cuccurullo, alla moglie Adele Laiola, e al loro figlio Marco; a Giuseppina Aprea; a Pasquale Guida, alla moglie Anna Duraccio e ai loro figli Francesca e Salvatore, rispettivamente di 11 e 8 anni.

Crollo e omicidio colposi

Le pene più severe sono state comminate in primo grado dal giudice Francesco Todisco del Tribunale di Torre Annunziata a chi è stato ritenuto responsabile dei reati di crollo e omicidio colposi: 12 anni per l’architetto Massimiliano Bonzani, indicato dalla procura come il direttore dei lavori di fatto dell’appartamento in cui si è innescato il crollo; 11 anni e 2 mesi per l’architetto Aniello Manzo; 12 anni 6 mesi per il promissario acquirente dell’appartamento interessato dai lavori, Gerardo Velotto; 9 anni per Pasquale Cosenza, l’operaio “mastro” che, secondo la Procura, eseguì materialmente le opere.

Le accuse di crollo e omicidio colposo erano contestate anche a due avvocati penalisti, ma il giudice ha ritenuto disporre un’assoluzione: i due legali, Roberto Cuomo e Massimiliano Lafranco, sono stati però condannati in primo grado a un anno e due mesi di reclusione (pena sospesa) a testa per il reato di falso. Cuomo, in particolare, era l’amministratore del condominio mentre Lafranco era il proprietario di fatto dell’appartamento dove vennero effettuati i lavori. Pena sospesa anche per Rosanna Vitiello (un anno), Ilaria Bonifacio (un anno), Marco Chiocchetti (un anno e ammenda di seimila euro) e Mario Cirillo (un anno e ammenda di seimila euro). Assolti invece Roberta Amodio, Rita Buongiovanni, Giuseppe Buongiovanni, Donatella Buongiovanni, Emilio Cirillo e Luisa Scarfato.

Salvatore Piro

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