Un selfie con un infermiere della clinica “La Maddalena” di Palermo: la foto, che ritrae il superboss della mafia Matteo Messina Denaro sorridente in compagnia di un operatore, è stata diffusa nelle scorse ore dal quotidiano “La Verità”. Sul caso è intervenuto Lucio Arcidiacono, comandante del primo reparto investigativo del Ros Carabinieri, dopo l’arresto del capomafia avvenuto lunedì scorso proprio nella struttura sanitaria palermitana.
Matteo Messina Denaro, quel selfie con l’infermiere: “In corso tutte le verifiche”
“Palermo non è la zona di competenza di Matteo Messina Denaro – ha detto Arcidiacono – perciò ha avuto vita più facile a entrare con generalità diverse: stiamo facendo tutte le verifiche del caso, anche per quanto riguarda il selfie con l’infermiere. Questa esperienza ci ha fatto crescere molto nelle nostre abilità investigative: negli anni abbiamo sviluppato un lavoro fatto di servizi dinamici sul territorio, osservazioni a distanza e intercettazioni varie”.
L’agenda del capomafia
Riflessioni sulla vita e sull’amore, le date degli incontri con la figlia, brani di lettere ricopiati tutti da interpretare: c’è molto materiale nell’agenda trovata la notte tra lunedì e martedì nella casa in cui il boss Matteo Messina Denaro, arrestato due giorni fa, ha trascorso l’ultimo anno della sua latitanza. Nell’appartamento di vicolo San Vito, a Campobello di Mazara, non sarebbero stati scoperti documenti esplosivi o carte compromettenti, cosa che spinge i pm a pensare che ci sia un altro covo in cui il boss teneva le cose riservate, ma l’agenda potrebbe dare spunti investigativi importanti.
Un altro covo in cui il boss teneva le cose riservate?
Come i tantissimi documenti sanitari, referti di visite specialistiche, molte oculistiche, sostenute da Messina Denaro negli anni, recuperati in uno scatolone. Le cartelle mediche dimostrano che il capomafia, incastrato proprio grazie all’inchiesta sulla gravi patologie di cui soffre, durante la latitanza ha incontrato diversi dottori. Uno, Alfonso Tumbarello, medico di base di Campobello di Mazara è indagato per favoreggiamento e procurata inosservanza della pena, altri saranno presto sentiti. Come un oncologo di Trapani che lo aveva curato. Ma la caccia ai fiancheggiatori è solo all’inizio.
E’ fissata per domani mattina intanto, probabilmente nel carcere Pagliarelli di Palermo, l’udienza di convalida dell’arresto di Giovanni Luppino, agricoltore 59enne di Campobello di Mazara finito in manette lunedì scorso dopo aver accompagnato il boss Messina Denaro nella clinica palermitana i cui il capomafia doveva sottoporsi a delle cure. Luppino, che sarà interrogato dal gip, alla presenza del pm della Dda Piero Padova, è accusato di favoreggiamento e procurata inosservanza di pena. Al giudice dovrà spiegare i suoi rapporti con il padrino ricercato per trent’anni.
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