Riprende la protesta degli operai di Meridbulloni, rimasti senza lavoro dopo la chiusura dell’azienda a Castellammare di Stabia. Nelle scorse ore si è svolto un nuovo presidio davanti ai cancelli della ditta, situata al corso Alcide De Gasperi. Una lotta portata avanti da due anni da circa 40 operai, rimasti disoccupati dopo che il loro sito produttivo è stato delocalizzato da un giorno all’altro al nord Italia.

Castellammare, riprende la protesta degli operai di Meridbulloni

Dopo il presidio di Natale, con la celebrazione della messa davanti ai cancelli dell’azienda, ieri gli operai hanno tenuto un nuovo sit – in. “Il processo di deindustrializzazione dell’area stabiese prosegue senza sosta da decenni. – affermano i vertici locali di Potere al Popolo, Unione Popolare e Rifondazione Comunista – Non si tratta solo di deindustrializzazione, ma di ridimensionamento sistematico di tutte le attività produttive e logistiche, perseguendo logiche di profitto che attirano solo sciacalli, prenditori, padrini e padroni delle ferriere che scappano con la cassa”.

“Non siamo più disposti ad ascoltare chi da decenni fa il gioco delle tre carte”

Il duro attacco prosegue: “Non siamo più disposti ad ascoltare chi da decenni fa il gioco delle tre carte mettendo lavoratori contro lavoratori e piani di sviluppo contro piani di sviluppo”. Consapevoli, comunque, che una città come quella di Castellammare di Stabia “non può reggersi su una sola direttrice, ma deve sviluppare, ripristinare, l’industria (non solo cantieristica), il turismo (Terme, Faito, archeologia e mare), la pesca e la trasformazione industriale del pescato, il suo allevamento, l’agricoltura, che vanta pregiate e richieste tradizioni (nocciole, vino, olio, formaggi, salumi), ma abbandonate, come la terra che frana ad ogni inizio inverno sulle case, portando rovina anziché valore. Né può essere progressivamente tagliata fuori dai servizi di trasporto pubblico, isolata ed umiliata”.

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