Viene, quasi certamente, da Ercolano, quell’interessante “Ercole bambino che strozza un serpente”, recuperato e, qualche giorno fa, riportato in Italia dai carabinieri del Ntpc Nucleo Tutela per il Patrimonio Culturale, assieme ad altri cinquantanove reperti di epoca romana sequestrati un Usa. Risalente al 50 dopo Cristo la pittura comparve sul mercato delle opere d’arte il 10 novembre del 1995 e attualmente, secondo le stime degli esperti, potrebbe valere circa un milione di dollari.
“Ercole bambino che strozza un serpente”, la storia del reperto recuperato e riportato in Italia: “Torni a Ercolano”
Ora, al di là del valore venale e della più o meno preziosità dell’affresco che pare di buona fattura ed è ben conservato, quello che lo caratterizza è la incertezza della località di provenienza. Vale a dire che la qualifica di “Affresco pompeiano” sulla quale hanno puntato i titolisti dei giornaloni per “acchiappare” l’attenzione del lettore (Pompei è sempre un grande acchiappaclick) è quanto meno azzardata perché l’espressione usata vuol significare “proveniente da Pompei” o dall’area del pagus che gli stava attorno.
Tanto perché la pittura, come risulta dalla documentazione in possesso del New York County District Attorney’s Office, ovvero l’ufficio americano che ha indagato e sequestrato le opere d’arte, invece pare essere di certa di provenienza ercolanese. Città o circondario non si riesce ancora a capire. Anche perché molti particolari dell’azione che ha portato ai sequestri sono ancora coperti da uno stretto riserbo “per non pregiudicare le indagini successive”, come ha dichiarato il generale Vincenzo Molinese, comandante del Tpc.
La fattura, l’acquisizione e le indagini
La qual cosa non consente ancora di stabilire correttamente l’area di provenienza. Epperò, considerata la buona fattura del dipinto, se tanto ci da tanto, la parete dalla quale è stato strappata la pittura non appartiene a una domus di bassa condizione sociale. Anzi. E dunque, individuando l’area, attraverso l’utilizzo di opportune strumentazioni, come ad esempio il georadar, si riuscirebbe a capire anche l’estensione sella casa e se si tratta o meno di una villa rustica.
Così come si dovrebbe però sapere molto di più sulle modalità di acquisizione non tanto da parte del miliardario Michael Steinhardt che ne era in possesso ma da parte di chi glielo ha venduto nel ’95. Questo perché oggi sono tutte note, perché largamente studiate, tutte le officine pittoriche ercolanesi e dunque una indagine approfondita potrebbe confermare o escludere la provenienza cittadina della pittura. Insomma, tutta una serie di ipotesi di lavoro che adesso gli esperti metteranno in campo per attribuire una collocazione certa al dipinto che riporta un classico della mitologia antica: Ercole fanciullo che strozza il serpente.
“Ad Ercolano lo potranno ammirare tutti”
Difatti, secondo il mito, Eracle (o Ercole) aveva otto mesi quando Era, moglie di Giove, che voleva farlo morire perché il piccolo era il frutto dell’unione tra Giove e Alcmena, mandò nella sua culla due enormi serpenti. Alcmena, che vide il pericolo per il suo bimbo, gridò per chiamare aiuto ma Eracle si sollevò e, con le mani, strangolò i serpenti, uccidendoli. Sulla necessità di un ritorno a Ercolano della pittura e della sua esposizione nel corso di un evento, è intervenuto Ciro Buonajuto, sindaco di Ercolano che ha fatto un appello al Governo e al ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano: “Torni a Ercolano – ha sottolineato il primo cittadino ercolanese – l’affresco che rappresenta Ercole che strozza un serpente. Qua, lo potranno ammirare tutti, magari anche in una mostra organizzata per l’occasione”.
Carlo Avvisati