E’ stato catturato a Sant’Anastasia il killer della ‘ndrangheta Massimiliano Sestito, evaso dagli arresti domiciliari a Pero, nel Milanese, il 30 gennaio scorso. L’uomo è stato rintracciato e arrestato dai carabinieri di Milano con il supporto dei colleghi di Napoli, alla Stazione della Circumvesuviana del comune vesuviano nel tardo pomeriggio di sabato.

Stava salendo su un taxi quando si è accorto che qualcosa non andava. Ha provato ad allontanarsi a piedi ma i militari dell’Arma lo hanno bloccato. Non era armato. Addosso aveva 1.500 euro, due cellulari e due santini. “Fate quello che dovete”, ha detto a chi lo ha catturato senza dire il suo nome.

Sestito, 52 anni, nato a Rho ma originario di Chiaravalle Centrale, era evaso dalla sua abitazione di Pero in provincia di Milano, dove era ristretto agli arresti domiciliari con braccialetto elettronico, misura concessa il 12 gennaio scorso dalla Corte d’Assise d’Appello di Roma in accoglimento di un’istanza di attenuazione della misura cautelare avanzata dagli avvocati Salvatore Staiano e Antonio Foti. Giusto qualche settimana di domiciliari e poi l’evasione.

Per riuscire a fuggire Sestito aveva rotto il braccialetto elettronico ed aveva fatto perdere le proprie tracce alla fine del mese scorso. Era in regime di custodia cautelare per l’omicidio di un boss della ‘ndrangheta, Vincenzo Femia, avvenuto a Roma nel 2013. Nell’ottobre del 2021 era stata confermata, in secondo grado, per lui, la condanna all’ergastolo.

Era, inoltre, già stato condannato per l’omicidio del carabiniere Renato Lio avvenuto a Soverato, in Calabria, nel 1991. All’epoca dell’omicidio del militare, il killer aveva 21 anni. Fermato ad un posto di blocco, per evitare la perquisizione dell’auto sparò contro il carabiniere 35enne, colpendolo al cuore, e poi impossessatosi della mitraglietta d’ordinanza rispose al fuoco aperto da un altro militare. Fu condannato all’ergastolo nel 1993 ma in Appello a Catanzaro la pena è stata poi ridotta a 30 anni.

Fondamentale il contributo della sezione Catturandi del nucleo investigativo del Comando provinciale di Napoli e dei militari della locale Stazione. Sestito, come detto, non era armato, addosso diverse banconote da 50 euro, delle chiavette per pc, un portafogli, due telefoni cellulari e delle immaginette sacre. Era in possesso del documento del fratello che gli somiglia, ma non è ancora chiaro da dove arrivasse, ne tantomeno dove stesse andando.

A portare alla cattura, come spiegato dai militari dell’Arma, le attività tecniche e web patrolling (letteralmente in inglese significa “pattugliamento delle ultime modifiche”) cioè il controllo delle informazioni scambiate sui social tra i ricercati e i loro familiari.

 

Alla ricerca dell’evaso hanno preso parte, fra l’altro, i Nuclei investigativi dell’Arma di Milano e di Napoli, la Compagnia di Rho (Milano) e il Reparto operativo partenopeo. I carabinieri hanno lavorato giorno e notte dispiegando tutti i mezzi necessari e utilizzando un numero imponente di militari. L’obiettivo è stato quello di agire nella maniera più tempestiva possibile per impedire a Sestito di diventare irreperibile. All’operazione hanno preso parte anche i Carabinieri di Cercola, località nella quale si supponeva che il latitante potesse gravitare.

Il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi ha dichiarato: “Complimenti all’Arma dei Carabinieri per la cattura di Massimiliano Sestito, pericoloso esponente della ‘ndrangheta evaso dagli arresti domiciliari lo scorso 30 gennaio”. Poi ha sottolineato “l’importanza di una operazione che ha consentito di interrompere in tempi brevi la latitanza del criminale già condannato a trenta anni per l’omicidio di un Carabiniere e che era fuggito in attesa del verdetto della Cassazione per un altro omicidio”.

“Congratulazioni ai carabinieri di Milano e di Napoli che hanno nuovamente assicurato alla giustizia questo criminale. Mai più domiciliari per questo pericoloso malavitoso“. Lo afferma in una nota Roberto Occhiuto, presidente della Regione Calabria.

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