Si comincia a diradare la coltre di mistero che fa avvolto, come in un classico giallo, il ritrovamento del corpo senza vita, con un cappio al collo e legato ad un masso, nel mare antistante le cosiddette “Sette scogliere” a Rovigliano nella periferia sud di Torre Annunziata.

Un 46enne di Gragnano il cadavere delle “Sette scogliere”

La vittima quasi certamente sarebbe un 46enne di Gragnano con alcuni precedenti di polizia alle spalle. Ad indagare sull’atroce delitto, che è ancora per molti versi da definire nei particolari, i Carabinieri della compagnia di Torre Annunziata, coordinati dalla Procura oplontina. L’ipotesi, che va rafforzandosi sempre più anche alla luce delle tessere che man mano si aggiungono alla vicenda, è di omicidio volontario, al momento contro ignoti.

In ogni caso, non escludendo ancora la pista del delitto di camorra, del fatto è stata messa a conoscenza anche la Direzione distrettuale Antimafia di Napoli. Proprio le modalità del delitto – l’uomo col cappio al collo gettato in mare, forse nel tentativo di farlo sparire del tutto – hanno fatto pensare alla criminalità organizzata. Il luogo scelto per inabissare il cadavere, però, è caratterizzata da acque basse, cosa che ha permesso ad un pescatore di avvistare il cadavere nel pomeriggio di domenica 26 febbraio e di lanciare l’allarme alle forze dell’ordine.

Ferite alla testa e alle braccia, probabilmente colpito con un martello

Dai rilievi effettuati dal medico incaricato, Antonio Sorrentino, sarebbero chiaramente emerse ferite alla testa e alle braccia compatibili più con una colluttazione, potrebbe essere stato tramortito con un oggetto contundente, probabilmente un martello, ma sarà l’autopsia, prevista nei prossimi giorni, a consegnare ulteriori elementi di indagine agli inquirenti.

Resta ancora da chiarire, e non sono particolari irrilevanti, se l’uomo sia stato gettato a mare già morto o se sia morto annegato proprio perché legato al masso sul fondale. Inoltre altro punto su cui si stanno incentrando le indagini è se l’uomo sia arrivato nella zona isolata delle Sette scogliere per incontrare quello o coloro che poi sarebbero stati i suoi assassini o se alle a Torre Annunziata sia stato trascinato già morto o quanto meno privo di sensi. Un puzzle che con pazienza gli inquirenti stanno provando a completare senza sosta sin dal momento del ritrovamento del cadavere.

Il probabile tentativo di depistaggio

In ogni caso, oltre a mancare l’ufficialità sull’identità del cadavere, resta da indagare a fondo anche sul possibile movente e sui possibili assassini che potrebbero essere proprio dell’area dei Monti Lattari che avrebbero portato a compimento il loro intento criminale in un area relativamente lontana e con le modalità adoperate, proprio con il preciso obiettivo di sviare le indagini.

Come già riportato, decisivi per il riconoscimento, sia pure se non ufficialmente confermato, della salma, sono stati i tatuaggi e in particolare una “doppia M” sul polso. L’identificazione della salma è stata resa ancora più complicata anche dal fatto che nessuna denuncia di scomparsa è stata presentata nelle ultime ore. In ogni caso per confermare del tutto l’identità dell’uomo di 46 anni di Gragnano, probabilmente, potrebbe essere indispensabile l’esame del DNA.

La perquisizione in un appartamento di Gragnano

L’uomo, che al momento sembra essere la vittima di quanto accaduto nelle 48 ore tra sabato e domenica pomeriggio, questo il lasso di tempo massimo in cui il cadavere sarebbe rimasto in acqua, si stava separando dalla moglie e per questo viveva da solo nell’appartamento nel centro di Gragnano perquisito dai Carabinieri. Appartamento che dal momento dell’intervento dei militari era ed è rimasto vuoto: altro elemento che potrebbe dare un’ulteriore conferma sull’identità della vittima.

Il 46enne era stato arrestato per una rapina impropria avvenuta nell’area stabiese, appena un mese fa. In quella occasione era entrato in un supermercato e aveva sottratto dei generi alimentari. Subito dopo provò a fuggire in scooter nonostante l’intervento di un carabiniere libero da servizio, che rimase lievemente ferito.

Forse uno “sgarro” alla persona sbagliata all’origine dell’omicidio

L’ipotesi degli investigatori, a fronte dei precedenti che caratterizzano la “carriera” da malvivente del 46enne, è quella che la sua uccisione sia la conseguenza di un ulteriore tentativo di furto ai danni di qualcuno non proprio raccomandabile, una “persona sbagliata”, che avrebbe poi deciso di regolare in maniera definitiva i conti, servendosi della corda, della grossa roccia e del mare. Forse il mare agitato, ingrossatosi col peggiorare delle condizioni metereologiche di domenica e la forte corrente marina hanno riportato verso riva e parzialmente a galla il corpo, facendo sì che fosse individuato e ripescato.

Ivan Di Napoli

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